I PIANI DI MOHAMMED

I PIANI DI MOHAMMED

Il principe Mohammed bin Salman, ministro della Difesa saudita ed erede al trono, avrebbe voluto eliminare una serie di esponenti iraniani affidando la missione a dei mercenari di compagnie private. Uccisioni inserite in una campagna più ampia da 2 miliardi di dollari per destabilizzare l’Iran. A rivelarlo il New York Times. Nel 2016 iniziano le prime mosse di un piano portato avanti da due uomini d’affari, il libanese-americano George Narder e l’israeliano Joel Zamel. Entrambi hanno grandi connessioni in Medio Oriente, a Washington e in quelle società che si occupano di sicurezza, anche per missioni clandestine. La loro idea è di aiutare Riad a disarticolare la società iraniana, fomentando proteste, sostenendo gli oppositori, creando situazioni difficili a livello economico, rivelando informazioni vere o false sugli ayatollah. Il passo successivo si materializza nel marzo 2017 quando nel corso di un incontro tra Narder e Zoel con il generale Ahmed al Assiri, alto ufficiale molto vicino a Mohammed. E’ lui a chiedere se esiste la possibilità di condurre degli omicidi mirati per neutralizzare gli avversari: in cima alla lista c’è il generale Qasem Suleimani, il capo dell’apparato clandestino dei pasdaran e figura chiave nell’offensiva di Teheran dalla Siria allo Yemen. Gli uomini d’affari prendono tempo, dicono che devono consultare i loro legali. E la risposta li scoraggia: troppo rischioso. Dunque rinunciano. Il progetto per indebolire Teheran, comunque, resta, è un tema di discussione all’interno di un’arena che vede sauditi, intermediari e le società di sicurezza, compresa quella diretta da Erik Prince. Quest’ultimo, consulente alla Casa Bianca, aveva elaborato un’operazione analoga ed – secondo le rivelazioni – sarebbe stato coinvolto nelle discussioni durante un vertice. La storia ha una sua coda, indiretta. Non meno grave. Il nome di Ahmed al Assiri emerge nell’inchiesta sulla fine di Jamal Khashoggi, svanito il 2 ottobre all’interno del consolato saudita a Istanbul. Il generale è ritenuto il coordinatore, che per conto di Mohammed, ha gestito il team incaricato di fare sparire il giornalista oppositore. Per questo verrà rimosso o, meglio, sacrificato da Riad nel tentativo di salvare la faccia. Narder e Zoel, per parte loro, sono finiti nell’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller su Russiagate e l’intreccio di relazioni internazionali attorno a Trump.