LA MOVIDA DIVENTERÀ LA «SOCIALITÀ RAREFATTA» E SI TRASFERIRÀ NEI PARCHI, COMPLETAMENTE DIVERSA

Dimentichiamo la folla, la movida per come l’abbiamo finora conosciuta. Via gli assembramenti: c’è bisogno di molto più spazio, per consumare. Due metri tra un tavolino e l’altro, ammesse coppie, gruppi no. La “movida light a socialità rarefatta” sarà una cosa del tutto nuova. Potrà ricrearsi (forse) nei parchi cittadini oppure in grandi piazze o aree perdonali – se ce ne saranno di nuove e ampie, in stile Vilnius. Il sindaco Beppe Sala ha già promesso di sospendere ogni tassa di occupazione del suolo pubblico per i plateali aggiuntivi e la Fipe – l’associazione di categoria di Confcommercio – ha subito chiesto di cancellare anche il pregresso per questo 2020 così difficile. Saranno in ogni caso svantaggiati i locali dei Navigli e di Brera, che hanno sfogo su marciapiedi e vie strette dove tutti i metri quadrati compatibili con la sicurezza già erano stati occupati dai tavolini. Meglio potrebbe andare in zona Sempione, Gae Aulenti o Oberdan, dove i clienti potrebbero passeggiare, consumando, all’Arco della Pace, alla Biblioteca degli alberi o ai giardini Indro Montanelli. Sempre con i vincoli rigorosi, però. Il virus non è debellato, bisogna stare attenti. “I parchi dovrebbero essere ripensati, le aree pedonali moltiplicate fino a creare grandi agorà spaziose e plateatici che rendano conveniente e sicuro servire generi di conforto anche nella stagione fredda – ragiona Alfredo Zini ristoratore dello storico Al Tronco di via Thaon di Revel, all’Isola -. Su 7mila esercizi pubblici, 2mila o anche di più non riusciranno a riaprire; e quelli che ricominceranno, lavoreranno al 30-40 per cento rispetto all’incasso di prima”. Non sono arrivati aiuti e neppure la cassa integrazione, i locali continuano a pagare affitti e utenze. Ad oggi uno su due ha la cler abbassata: il take away, oltre alle consegne a domicilio, fino a giugno è l’unica opzione. “Avevo aperto e dopo due giorni ho richiuso, non ci stiamo con i costi. Le piattaforme come Glovo e Deliveroo prendono il 30 per cento circa, da asporto la gente non viene: il settore si sta riempiendo di debiti”, dice Michele Berteramo, titolare del Movida, sul Naviglio Pavese, che rilancia con forza l’idea dell’isola pedonale su Ascanio Sforza: “E’ l’unica per fare defluire e disperdere la gente”, ribadisce.Molti si attrezzano, come Giorgio Frau del Beverin in zona Brera: “Per giugno avremo qualcuno fuori che controlla eventuali assembramenti e probabilmente i plexiglass tra un tavolino e l’altro”, dice. Così anche Riccardo Minati del The Fisherman di corso Garibaldi: “Espanderci fuori è un rischio, non avremmo il controllo pieno e la responsabilità per eventuali gruppetti che si formano è nostra, con relative multe”, dice. Possibilista Angelo Puggioni del Just di corso Como: “Abbiamo lo sfogo sulla Biblioteca degli Alberi”. Non dispera Fabio Acampora che ha Living e Porteno vicino all’Arco della Pace e Swiss Corner vicino ai giardini Indro Montanelli: “Ats dovrebbe eliminare le disposizioni in materia di arredo che impongono ad esempio un ombrellone per ogni tavolo. L’iter autorizzativo per i plateatici dovrebbe poi essere snello. Adesso per i dehors dura anche 40 giorni …”.