MES, BCE E FUTURO DELL’EUROPA

La polemica dei “conservatori” sulla Bce e sul Mes ha una portata e si muove all’interno di prospettive molto diverse tra loro.La prima è chiaramente una battaglia di retroguardia, oltre tutto promossa dalla Afd e non dalla Cdu, e men che meno del governo tedesco. Possiamo dunque ritenere, anche in base alla reazione negativa di tutto il quadro politico e istituzionale, tedesco ed europeo, che la cosa morirà lì e che la Bce potrà continuare a svolgere il suo ruolo, in questo momento assolutamente essenziale. Anche per il ritardo con cui si mettono in campo i vari bazooka in corso di allestimento.La questione del Mes, oggi del tutto irrilevante in linea di fatto (pochi, maledetti e subito) è, invece, estremamente importante in linea di principio. Perchè si tratta pur sempre di un aiuto richiesto dagli e dato agli stati, e caratterizzato, in passato, da vincoli oppressivi e da controlli particolarmente invasivi.Ora, si dà il fatto che la Germania, forse e i nordici, sicuramente, siano affezionati al Mes come simbolo dei vincoli e delle discipline economico-finanziarie vigenti prima della pandemia. E solo temporaneamente sospese, data l’eccezionalità della crisi venutasi a creare.Personalmente ritengo che questo ritorno al passato non abbia alcuna possibilità di verificarsi: non con un debito pubblico mediamente superiore al 100% del Pil; non con dei deficit che oscillano tra il 5 % e il 10%; non con economie in rovina che di tutto hanno bisogno meno che di austerità.Temo però che questa sicurezza possa indurci (parlo dell’Italia e del “blocco revisionista”) alla passività. Perchè non è affatto detto che il mancato ritorno del vecchio porti automaticamente alla nascita del nuovo: una nuova Europa con nuovi trattati. Ed è difficile continuare a operare stando in mezzo al guado.E allora, i revisionisti (e questo riguarda anche la politica estera e di difesa, così come l’essenza stessa dell’Europa che conosciamo) hanno il dovere di porre sul tavolo le loro carte e le loro condizioni, a partire dall’introduzione delle decisioni prese a maggioranza e dalla contestuale abolizione del diritto di veto che garantisce automaticamente la conservazione di un “sistema” sempre più intollerabile. Perchè non si può continuare, oggi e in futuro, a giocare in un tavolo che va vincere sempre gli altri.Se ci fosse garantita la possibilità di confrontarci ad armi pari, per cambiare insieme l’Europa dovremmo tutti sederci al tavolo e giocare lì le nostre carte. Se ciò, invece, non fosse possibile diventerebbe inevitabile lasciarlo; e non certo da soli.