QUEL CHE CI DICE IL REGGIMENTO IMMORTALE

QUEL CHE CI DICE IL REGGIMENTO IMMORTALE

Oggi la Russia ricorda la vittoria sul nazismo, 75 anni fa. Doveva essere una grande festa, ancor più clamorosa del solito, ma il virus che ha rovinato così tante vite nel mondo ha mandato a monte anche questo. Uno degli aspetti più toccanti delle cerimonie per il 9 maggio, da una decina d’anni, cioè da quando prese il via nella città siberiana di Tomsk, è la sfilata del Reggimento Immortale, la parata in cui migliaia di cittadini russi sfilano mostrando le fotografie dei parenti caduti durante la Grande Guerra Patriottica. C’è un bell’articolo di Riddle sul tema (https://www.ridl.io/en/how-russia-s-immortal-regiment-was-brought-to-life/). Oggi il Reggimento Immortale sfila in moltissimi Paesi, ovunque ci sia una comunità russa abbastanza corposa. Ed è importante notare quanto l’iniziativa sia cresciuta proprio negli anni in cui i veterani di quella guerra sono diventati rarissimi per una mera questione anagrafica. Credo che la ragione sia semplice: esibendo quelle memorie (pur rivedute e corrette, cioè depurate dello stalinismo, delle purghe folli che azzopparono l’esercito, del patto Molotov-Von Ribbentrop) i russi ci dicono che hanno smesso di “vergognarsi” del loro passato. Nazionalismo? Forse. Quanti altri popoli, però, hanno passato un ventennio a dirsi che il loro sistema di vita era da riformare, poi da cambiare, quindi da eliminare, che erano sconfitti, un pò babbei rispetto all’Occidente, incapaci di mandare avanti anche una fabbrica, colpevoli per quasi tutto di fronte a quasi tutti, straccioni, ininfluenti? Quegli anni sono finiti per sempre. E il Reggimento Immortale serve (anche) a ricordarcelo. Ci piace? Non ci piace? Non è questo l’importante. Importante è capire che non possiamo non tenerne conto.