ESAME DI MATURITÀ IN PRESENZA? NO, GRAZIE MINISTRA AZZOLINA

Sin dalle prime indiscrezioni che l’esame di maturità 2020 sarebbe stato in presenzae non più in via telematica come più volte annunciato,gli insegnanti hanno alzato un vero e proprio grido d’allarme.Che si è fatto ancora più forte dopo la firma della ministra Azzolina del protocollo di sicurezza concordato col CTS del Miur. Il motivo?La cosiddetta sicurezza, condicio sine qua non la riapertura delle scuoleper consentire lo svolgimento dell’esame in presenza è un puro eufemismo.Nessuna norma tassativa ma solo consigliata. A cominciare dall’uso della mascherina che può essere di ‘comunità’,ovvero fatta in casa, e che il maturando può togliere al momento del colloquio se sono garantiti i due metri di distanza dai membri della commissione.Per continuare con la ‘sanificazione’,tassativa e certificata per l’apertura di bar ristoranti e negozi di ogni genere, derubrica però per la scuola ad accurata pulizia con detergenti neutri ed olio di gomito da parte dei collaboratori scolastici.‘Misura sufficiente nel contesto scolastico’, recita il protocollo. Misura però che fa acqua da tutte le parti e che gli oltre 13mila docenti (più il personale amministrativo) considerano non solo insufficienti ma a serio rischio della salute loro e dei 500mila maturandi. Per capire i motivi del NO all’esame in presenza ne parliamo con il prof. Libero Tassella, già coordinatore della Gilda insegnanti di Napoli fino al 2008, fondatore del Gruppo Professione Insegnante, da settembre amministratore del gruppo Facebook ‘Scuola Bene Comune’. Perché li consideriamo in questo momento un inutile rischio per i 13 mila docenti coinvolti negli esami e i 500.000 maturandi. É un momento molto delicato per il Paese con aree in cui il contagio è ancora significativamente presente e quindi non è il caso di rischiare. Il momento richiede buon senso soprattutto da parte di chi ricopre ruoli istituzionali. Anzi paradossalmente questo esame potrebbe farci correre il rischio di rifermarci ancora.Gli esami on line invece non comportano alcun rischio.Quindi cui prodest fare un esame in presenza? Le ragioni offerte dalla Ministra in conferenza stampa, venerdì scorso, sono fondate sulla retorica del ‘rito di iniziazione’ e non ci sembrano sufficienti da giustificare l’esame in presenza, anche perché da qualche decennio l’Esame di Stato ha perso tale significato. Certo, abbiamo promosso insieme a P.S.P. Federistruzione e altri gruppi una petizione e poi abbiamo coordinato anche altre petizioni raccogliendocirca 30.000 firme di insegnanti, studenti e soprattutto di cittadiniche chiedevano e chiedono l’esame di Stato on line, ma come sa la Ministra ascolta poco sia il mondo della scuola sia le parti sociali. Per noi le scuole non offrono, malgrado il protocollo di sicurezza illustrato oggi ai sindacati, le condizioni minime per un esame in presenza sicuro.Se li immagina i docenti in mascherina per 5/6 ore nel caldo soffocante delle aulea due metri di distanza con collaboratori scolastici a pulire continuamente maniglie, porte, pavimenti, banchi e sedie? Lo accennavo prima.Del tutto insufficiente e inadeguato per garantire un esame di Stato in sicurezzaper studenti e personale della scuola e tale da poter in qualunque momento compromettere gli stessi esami. Se questo protocollo rappresenta la prova generale per la ripresa sicura della scuola a settembre, come pur è stato detto nella conferenza stampa di venerdì scorso al M.I., non possiamo nascondere di essere molto preoccupati. Lasciare al personale Ata la pulizia e non prevedere la sanificazione degli ambienti francamente ci lascia perplessi.Per non parlare dell’autocertificazione da firmare ‘sotto la propria responsabilità’,comprovante lo stato di salute senza averne le competenze e pertanto del tutto illegittima. Invitiamo fin da adesso i commissari di non firmare. ‘All’ingresso della scuola non è necessaria la rilevazione della temperatura corporea’, recita ancora il protocollo, ma ogni studente così come ogni docente deve dichiarare‘di non presentare sintomatologia respiratoria in data odierna e nei tre giorni precedenti e di non avere febbre superiore a 37,5° C’.Il tutto senza alcun controllo medico. Per i docenti e i presidenti over 60 i rischi sono gravi, essendo quella fascia d’età tra le più vulnerabili.Ma anche gli studenti non sono immuni da rischi. Vede noi non sappiamo chi è portatore sano, non sono stati previsti tamponi, e quindi i rischi di trasmissione del contagio ci sono e a farne le spese potrebbero essere non solo i docenti e i loro familiari ma anche i familiari dei maturandi.Insomma si sta facendo un gran piacere al Covid 19 e un danno al Paese e alla sua economiain quanto si corre il rischio di ripiombare di colpo in fase 1. Gli edifici dovrebbero essere aperti a giugno non per gli esami di Stato ma per opere di edilizia scolastica, per ripensare gli spazi interni, per rimettete in funzione edifici scolastici dismessi e per creare aule in prefabbricato. Anche gli arredi scolastici andrebbero rinnovati per per poter poi operare in totale sicurezza.Per garantire una didattica in presenza sicura ci vogliono aule ampie, oltre che ridurre gli alunni nelle classi.In questo modo si metterebbe in moto anche la filiera dell’edilizia. La Ministra Azzolina non desiste, non ascolta nessunocome ho detto, decisa com’è a portare a casa questo risultato. Dopo innumerevoli giravoltespieghi lei, Azzolina, il perché, dopo 4 mesi di D.a.D. ora ha imposto l’esame di Stato in presenzama soprattutto spieghi il perché con argomenti logici. Perché parlare di‘rito di passaggio’ ofar vivere il brivido della notte prima degli esami veramente non ha alcuna logica.Ministra, agli equilibri interni della sua maggioranza, anteponga la coerenza e il diritto alla salute di studenti, docenti e cittadini.