ECCO PERCHE’ IL GOVERNO LETTA NON DOVREBBE NASCERE.

ECCO PERCHE’ IL GOVERNO LETTA NON DOVREBBE NASCERE.

Tenete a mente questa cifra:  101. E’ il numero dei parlamentari del Pd che ha siluratoRomano Prodinell’elezione a Presidente della Repubblica. Da allora la storia dell’Italia è cambiata. E forse è cambiata per sempre. Se  i democratici avessero infatti  votato compatti per il loro padre putativo, oggi Silvio Berlusconi sarebbe fuori da tutti i giochi. La sua vita politica si sarebbe accorciata di diversi mesi. E invece, proprio quella carica dei 101, lo ha fatto tornare in auge almeno per un breve periodo ancora. Un gesto che, oltre a deludere  molti italiani, si è rivelato uno sconquasso per il partito di centro sinistra. Bersani si è dimesso. E si è dimessa anche la Bindi. Fosse andata in porto quella proposta, oggi parleremmo di un’altra Italia, forse. E invece i 101 hanno sconvolto il quadro politico. C’è chi dice, e sono in  molti, che il piano sia stato un modo della vecchia politica per serrare i ranghi, per evitare di consegnare l’Italia al cambiamento. Destra e  parte del centro sinistra uniti  per conservare le loro rendite di posizione, dunque. Cosi facendo, però, è come se avessero gettato la maschera. Sempre secondo molti italiani è come se avessero mostrato agli occhi del Paese il loro volto: quello dell’inciucio. Vero, falso? Sarà la storia a dirlo. Da Prodi alla rielezione di Napolitano il passo è stato breve: 24 ore. Grillo ha parlato di colpo di stato. Giusto, sbagliato? Di sicuro il leader dei 5 stelle ha esagerato con i termini. Però è certo che l’anomalia esiste. Intanto perché per la prima volta nella storia repubblicana è stato eletto un capo dello stato per la seconda volta. Poi perché le manifestazioni di protesta per la scelta di Napolitano hanno messo a rumore l’Italia e fatto capire come il Paese e la politica parlino ormai linguaggi diversissimi. In tanti volevano Rodotà: tra i Grillini e nella base elettorale Pd. In pratica un 60 per cento di elettori. Qualcuno, cosi,  ragionando appunto sulla  mossa disperata di parte di una certa  politica italiana ha tirato in ballo i poteri forti: Bilderberg, L’aspen Institute, la trilateral, il mondo delle banche e della finanza internazionale. L’inciucio, insomma. Soprattutto la base del Pd ha avuto la netta sensazione di esser stata scippata del voto dato al partito. Le primarie avevano consegnato la leadership a Bersani e il programma dei democratici recitava ostinatamente : mai con Berlusconi. E invece con Berlusconi potrebbe essere. Se non sono state elezioni politiche falsate, quelle del febbraio scorso, poco ci manca.  Di sicuro l’elettore del Pd si è sentito preso in giro . E tanto. C’è chi ha strappato la tessera in piazza, chi ha iniziato ad insultare i vari Fassina, Franceschini, Letta, al grido di ‘venduti, buffoni, rivoglio il mio voto’. Il colpo di mano di una parte del Pd, quella minoritaria, molto vicina all’area democristiana, ha prodotto quindi effetti devastanti nel partito. Intanto peròEnrico Letta, vicesegretario fino a qualche giorno fa dei pd, membro  dell’Aspen Institute,    ha ricevuto l’incarico dalle mani del capo dello stato per formare il nuovo governo Pd Pdl  scelta civica. Ci riuscirà? Dubito fortemente. I 101 che hanno preso in mano la dirigenza dopo le dimissioni di Bersani, non a caso hanno fatto già sapere che chi non vota la fiducia a Letta è fuori dal partito. Cosa che quanto meno suona sorda. Hanno perso le primarie, hanno fatto un colpo di mano e adesso dettano addirittura la linea? Lo fanno per paura che, se i parlamentari Pd traditi  rendessero pan per focaccia, il governo Letta non nascerebbe mai. Ma la loro minaccia, o la loro provocazione se volete, giunge tardiva. Posto che non sia un pretesto per prendersi completamente  simbolo e sedi del Pd, rimane che il Partito democratico, già l’11 maggio non esisterà più. Almeno non  per come lo conosciamo. La fusione fredda tra ex Ds e Margherita non è riuscita e mai riuscirà. Ognuno per la propria strada, dunque. Cosi, l’ala sinistra del Pd getterà per quella data le basi per fondare  un nuovo movimento.Il ragionamento della sinistra Pd è semplice: se riescono, se avranno i numeri, con Berlusconi il governo se lo facessero loro, quelli dell’ex margherita e gli altri che hanno silurato l’elezione di Prodi. Si perché anche  se fossero tutti uniti, all’interno del Pd, un governo del genere quante possibilità avrebbe di andare avanti fino a fine legislatura? Nessuna. Non resisterebbe nemmeno dodici mesi, tra litigate e prove muscolari. Solo con i voti dei 101 il discorso sarebbe invece diverso. L’intesa con il Pdl si troverebbe,  però ogni votazione vivrebbe sul filo della maggioranza. E con la certezza che  sarebbe Berlusconi ad imporre la linea. Cosi già qualcuno ha commentato: il programma del Pdl se lo votasse il Pdl. Insomma logica vuole che per queste e altre ragioni il governo Letta non nascerà mai. E che a luglio si tornerà alle urne con il porcellum. C’è un’unica alternativa, al voto immediato: che Pd e Pdl cambino la legge elettorale, varino alcune misure per il rilancio dell’occupazione e dell’economia e tornino entro 6 mesi alle urne. ‘Non ci fidiamo avvertono però in molti. Questi sono capaci di prolungare la loro permanenza a Palazzo Chigi per altri 5 anni’. Servirebbe allora da parte dell’eventuale governo incaricato, un impegno scritto. Una data di scadenza, tipo quella impressa sul tappo del latte fresco. E nel caso non venisse rispettata gli italiani, come si fa con gli alimenti andati a male,  avrebbero tutto il diritto di gettare nella spazzatura questo parlamento. E tornare al voto. Pubblicato il 26 aprile 2013 ore 5.21