LA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO

Ieri è stata la Giornata Mondiale del Rifugiato. Secondo i dati forniti dalle Nazioni Unite, nel mondo sono 80 milioni le persone che per sopravvivere sono costrette ad abbandonare tutto ciò che hanno e a fuggire non si sa bene come e dove. Congo, Siria, Afghanistan, Myanmar… Luoghi troppo diversi dall’Italia e culture troppo spesso incomprensibili rendono difficile quel meccanismo di identificazione che genera, almeno nelle persone normali, quell’empatia e quindi quella solidarietà che dovremmo provare verso chi si trova in una situazione talmente disperata da essere seconda soltanto alla morte. Persino nella sinistra più progressista e nel mondo cattolico più caritatevole la disperazione dei rifugiati fa fatica a entrare. E’ come se scattasse un sistema immunitario che impedisce di partecipare a una tragedia troppo grande per essere compresa e blocca quella immedesimazione che invece ci fa piangere calde lacrime per un bimbo a cui è morto il gattino. E poi esiste la feccia umana, quei seminatori di odio che spendono soldi e tempo per dipingere quegli ottanta milioni di sventurati come una minaccia per la nostra società, una trappola per la nostra cultura e un pericolo per la nostra salute. In un mondo perfetto i rifugiati non dovrebbero esistere, ma anche in questa schifezza di mondo che ci ritroviamo sarebbe bello se domani mattina fosse proprio quella feccia a dover abbandonare in tutta fretta le sue casette, le sue automobiline e i suoi risparmi.