RIECCO L’IDEA DI UNA SUPERLEGA DEI RICCHI CHE UCCIDEREBBE I CAMPIONATI NAZIONALI
DI DANIELE GARBOForse ci risiamo. Il progetto di una Superlega Europea torna d’attualità ciclicamente. L’idea non è nuova, ogni tanto sembra accantonata, ma poi puntualmente rispunta fuori. Di cosa si tratta ? Cerchiamo di spiegarlo.I club più importanti del calcio europeo, riuniti sotto la sigla Eca (European Club Association), ritengono che le risorse loro riservate dalla partecipazione alle coppe continentali, la Champions League innanzitutto, siano inadeguate.E’ un problema che esiste da anni, dai tempi del G14, l’antenato dell’Eca, poi sciolto nel 2008 in cambio dell’ampliamento a 32 squadre del format della Champions League. Questo ha comportato un aumento del numero delle partite – e di conseguenza degli introiti dai diritti televisivi – ma un abbassamento del livello tecnico della competizione, che soltanto dagli ottavi di finale, con la fase a eliminazione diretta, torna a essere spettacolare come ai tempi della Coppa dei Campioni, riservata un tempo soltanto alle squadre vincitrici dei campionati nazionali.L’Uefa ha pensato di avere risolto il problema aprendo i rubinetti dei soldi. E invece non è così, perché l’Eca vuole avere voce in capitolo nella compilazione dei calendari, un grimaldello per arrivare a un obiettivo per ora solo sussurrato: la disputa delle partite di Champions League il sabato sera, costringendo i campionati nazionali a turni infrasettimanali.Ma l’Eca, presieduta guarda caso da Andrea Agnelli, (quello che nello stadio della Juventus espone 36 scudetti e non i 34 ufficiali, conseguenza delle sentenze di Calciopoli) vuole soprattutto più soldi dai diritti tv, si parla di circa 900 milioni di euro da corrispondere a ogni club. Una somma enorme che sarebbe il frutto di un radicale ripensamento dell’intero calcio europeo.Senza contare che l’idea dei grandi del calcio europeo sarebbe anche quella di cancellare il fair play finanziario dell’Uefa, ridotto ormai a una barzelletta, come dimostra la chiusura della procedura a carico del Paris Saint Germain, capace di acquistare Neymar aggirando ogni norma di bilancio.Questo il ragionamento di Agnelli e dei suoi consiglieri: non hanno più senso i campionati nazionali in cui si disputano incontri improponibili per diversità di budget, di bacino d’utenza e, di conseguenza, di livello tecnico. Juventus-Empoli, così come Frosinone-Inter, Napoli-Sassuolo o Milan-Chievo sono poco interessanti per il pubblico, per le televisioni e per gli sponsor.Ben altro, sempre il ragionamento di Agnelli & C., sarebbe il richiamo di un campionato europeo per club con tre squadre inglesi, tre italiane, tre spagnole, tre tedesche, una francese, una olandese e via dicendo. Juventus-Paris Saint Germain, Barcellona-Inter, Milan-Bayern, Manchester United-Real Madrid, Atletico Madrid-Manchester City e così via garantirebbero stadi pieni e una valanga di soldi da tv a pagamento e sponsor. Magari con qualche turno disputato in Cina e negli Stai Uniti, mercati ricchissimi per bacino d’utenza e pubblicità. Partite di andata e ritorno, classifica come quella di una campionato nazionale e alla fine il titolo assegnato alla prima, oppure un play off tra le prime quattro con una finale in campo neutro.Naturalmente la prima conseguenza di questo progetto, qualora venisse realizzato, sarebbe lo svuotamento dei campionati nazionali, confinati in turni infrasettimanali notturni. Immaginiamo partite programmate per le 20 e 30 di un mercoledì sera a gennaio/febbraio in Inghilterra, Germania, Olanda, ma anche in Italia con rischio neve e freddo, con incassi modesti e interesse vicino alle zero. Sarebbe insomma la fine della serie A, della Premier League, della Liga spagnola, della Bundesliga.La domanda è: quante probabilità ha questa idea di andare in porto ? Difficile dirlo. Molto dipenderà dalla capacità politica dell’Uefa di opporsi a queste spinte centrifughe. Ma è chiaro che se l’Eca continuerà a esercitare il suo pressing sull’organismo europeo in nome del Dio Denaro, gli scenari possibili non sono molti: o l’Uefa cerca di disinnescare la bomba, perché di questo si tratta, aumentando gli introiti dei diritti tv (ma oltre un certo limite fisiologico non si potrà andare), oppure si arriverà a una spaccatura. Che significherebbe la fine del calcio romantico dei campanili, la fine del sogno del piccolo Carpi di ospitare la Juventus e magari di batterla. Ma forse questo calcio già non esiste più e in un mondo dominato dalla logica del profitto a ogni costo la fine potrebbe essere proprio quella perseguita da Andrea Agnelli, l’uomo che ha costruito la Juventus più vincente di sempre.
