VOTO OLANDESE, AVANZA UN DANDY REAZIONARIO. MA PER I MEDIA E’ IL SOLITO POPULISTA

VOTO OLANDESE, AVANZA UN DANDY REAZIONARIO. MA PER I MEDIA E’ IL SOLITO POPULISTA

Elezioni in Olanda, con sullo sfondo l’attentato di Utrecht da parte di un killer  nato in Turchia, più che un terrorista un criminale comune con precedenti reati come ladro e a sfondo sessuale. Atteso il conseguente spostamento a destra dell’elettorato, ma anche se il premier al senato, non godrà più dell’attuale maggiornaza, gli spostamenti in termini di voti non sono eccessivi e riservano alcune sorprese. Il partito del premier Rutte perde solamente un seggio e i verdi orientati a sinistra, ne guadagnano quattro. Non solo. Perdono qualche seggio tanto l’estrema destra che il partito dello xenofobo Wilders, amico di Salvini e della Le Pen. Cos’è dunque che fa gridare alla vittoria delle destre populiste? Si tratta del successo travolgente del Forum per la democrazia di Thierry Baudet, olandese puro sangue o quasi che vanta ascendenze tra gli ugonotti, I giornali italiani parlano di primo partito al senato e di riscossa populista in Olanda. Populista a chi? I trattati di politologia in materia concordano su pochi punti ma una cosa è certa. Il populismo prende la sua definizione dalla distinzione e dal conflitto tra il popolo e le élite, che pretenderebbero di guidarlo e che invece ne suscitano l’ostilità. Bene, se così stanno le cose ben poche persone meritano l’appello di populista meno di Baudet. Gusti raffinati e un tantino stravaganti con tanto di foto in circolazione che lo ritraggono come mamma l’ha fatto. Ama suonare il piano ed esibirsi in citazioni dotte. Detto questo presenta tutti i requisiti di un’ideologo dalla destra: sessista, xenofobo, negazionista sui cambiamenti climatici; e con frequentazioni agghiaccianti come quelle con l’ex caporedattore di Breibart, sito di riferimento dell’estrema destra statunitense. L’appellativo di populista gli deriva secondo i media, dal suo euroscetticismo, da simpatie russofile e da un linguaggio alieno dal politically correct. Tutto qui? Non sarebbe sufficiente definirlo un dandy (così lo definiscono nei Paesi Bassi) reazionario da terzo millennio? Ma si sa, il termine populista è come il prezzemolo e nei commenti dei giornali serve a semplificare i ragionamenti e a confondere le idee. Resta invece il problema di fondo: quello di una Ue senza appeal, vittima predestinata di chi vuol fare una campagna elettorale efficace e a buon mercato. Personalmente lo trovo un fenomeno fastidioso, che si accompagna al dolore che provo per la ferita subita da una città come Utrecht, luogo conosciuto di quella che è l’Europa migliore, con una Università numero 1 nel continente, nell’accoglienza di studenti stranieri mediante l’Erasmus e altri progetti. Chi fa dell’abbaiare a vuoto il solo modo di interpretare il presente pensa invece a demonizzare il populismo, attribuendolo financo a un dandy reazionario. Poche idee ma confuse. Dopo di che la destra, designata come vicina al popolo, avanza e ringrazia.