ALESSANDRO ORSETTI: “LORENZO E’ CADUTO IN BATTAGLIA CONTRO L’ISIS E RISCHIAVA LA PERSECUZIONE IN ITALIA”

ALESSANDRO ORSETTI, il padre del combattente del YPG da Firenze:“Lorenzo è caduto in battaglia contro l’ISIS e rischiava la persecuzione in Italia” L’intervista ad Argiris Panagopoulos è stata pubblicata sul quotidiano di SYRIZA “Avgi” , domenica 31 marzo 2019.“Sono orgoglioso perché Lorenzo ha aiutato la liberazione dell’ultima città dell’ ISIS nel Kurdistan Siriano. È una grande gioia, ma anche una grande tristezza, perché per pochi giorni non può vivere questa gioia con noi”, ha detto ad “Avgi” Alessandro Orsetti, il padre del 33enne combattente anarchico di YPG da Firenze caduto poco prima della liberazione di Baghouz, l’ultima città occupata dallo Stato Islamico nel Kurdistan siriano.Il gruppo di Lorenzo era circondato dagli islamisti. “Tutti i combattenti sono stati uccisi, come mi ha detto il comandante della sua unità”, ha detto Alessandro Orsetti, un “tranquillo” compagno di sinistra che partecipa a “Firenze Città Aperta” e aveva sostenuto “L’Altra Europa Tsipras”. Lorenzo voleva rimanere per sempre in Kurdistan e essere sepolto con i martiri della lotta, ma ha lasciato la scelta ai suoi genitori. “Una scelta che non auguro a nessun genitore”, come ha detto suo padre, facendo sapere che la sua sepoltura avrà luogo a Firenze. -In Kurdistan vi aspettano i compagni di lotta e gli amici di Lorenzo…C’è un problema se concederci il visto per poter andare, perché è considerata zona di guerra. Vogliamo essere presenti alla cerimonia in onore di Lorenzo, che sarà organizzata dal comandante della sua unità, che è stato così gentile da chiamarmi per informarmi personalmente dell’accaduto. Mia moglie ha avuto la notizia dalla televisione.Dal Ministero degli Esteri abbiamo appena ricevuto una telefonata il giorno dopo la notizia della perdita di Lorenzo con informazioni sul recupero del suo corpo. Non abbiamo avuto altre comunicazioni, contatti o informazioni dal governo italiano. Ringrazio i combattenti del YPG che hanno lottato per riavere il corpo e portarlo in un ospedale del Kurdistan siriano. -È triste vedere un governo che da la caccia ai poveri in mare mostrare la sua indifferenza per la perdita di un giovane che ha combattuto contro l’ISIS, un nemico dichiarato dell’Italia…Queste cose non voleva vedere Lorenzo. Ecco perché è partito per il Kurdistan, perché si è sentito deluso dal modello sociale delle nostre vite. Il capitalismo, il consumismo, l’individualismo, tutto questo non gli piaceva. Stava cercando qualcos’altro, di diverso, qualcosa di alternativo. Stava cercando rapporti collettivi diversi tra le persone. Ha incontrato l’esperienza dei curdi e ha iniziato a leggere, ad informarsi, a discutere con loro fino a quando ha deciso di andare lì.All’inizio era andato mosso da un sentimento di simpatia e di interesse a quello che fanno, ma rapidamente si identificò con la lotta dei kurdi. Sentiva di essere identificato con la loro giusta causa, ma anche con le persone che ha incontrato, il loro popolo. Ha provato un grande rispetto e una amicizia con queste persone ed ha condiviso le loro sofferenze.Il suo coinvolgimento nella vita quotidiana di questo popolo lo ha portato a correre il rischio che tutti prendono per difendere la loro libertà e i loro diritti. C’è un popolo che dà la battaglia per la sopravvivenza ogni giorno e Lorenzo si è identificato con i suoi ideali. Lorenzo ha combattuto come combattono tutti, ha combattuto lo Stato islamico e ha resistito insieme con i combattenti Curdi all’attacco turco. Lorenzo era ad Afrin e ha visto da vicino che non si trattava di un “Ramoscello d’Olivo”, ma di una vera invasione che hanno pagato molti civili. Ha visto l’esercito turco in azione, i bombardamenti, i raid aerei, i droni. In tutto questo tempo aveva visto troppe persone uccise, civili o sul campo di battaglia. Lorenzo ha condiviso fino alla fine il destino e la vita di queste persone, di questo popolo.Sapeva molto bene quali erano le conseguenze e se l’è assunte. Per me e sua madre è qualcosa di grande. Era identificato con questo popolo e con la sua terra. Ma pensiamo che abbia fatto qualcosa di utile anche per la nostra stessa società. Scuotere le nostre coscienze. La guerra non è solo lì. È anche qui. In Europa, I ricchi contro i poveri, contro i disoccupati, contro i giovani, contro gli immigrati. Il capitalismo e il neoliberismo cercano di distruggere tutte le forme di diversità. In Italia lo viviamo ogni giorno. -Lorenzo ha iniziato a combattere con i curdi contro l’ISIS partendo dalla ricca Firenze, nella quale aveva un buon lavoro e un buon ambiente sociale, e partecipava ai Centri sociali…Lorenzo aveva una vita normale a Firenze, aveva un buon lavoro e molti buoni amici e compagni. Siamo orgogliosi del nostro figlio. Abbiamo vissuto un anno e mezzo con la paura di ciò che potrebbe succedere. Siamo molto orgogliosi di ciò che ha fatto e questo orgoglio ci aiuta in questi momenti difficili a resistere e ad affrontare il dolore. Ha fatto una grande e difficile scelta, ma è stata una buona scelta. Aveva un buon lavoro in un ristorante fino a quando un giorno ha detto che era stufo di cucinare per i ricchi e tutti quelli che spendevano cento euro per una cena. Ci ha detto che voleva fare qualcosa per la gente che ha bisogno…. -È andato via con molta umiltà , come se volesse imparare qualcosa dai curdi …Lorenzo non è andato a combattere per soldi, non era un mercenario. Non era andato ad esportare la democrazia, non era andato a convertire qualcuno ad alcuna religione contro un’altra religione, non è andato con l’intolleranza nei confronti di chiunque. L’hai detto molto bene, è andato a imparare dagli altri. È andato con la curiosità e l’interesse di un giovane che vuole vedere qualcosa di nuovo da riconoscare credendo che gli altri hanno qualcosa di importante da dargli.Lorenzo ci diceva che i curdi hanno molto da insegnarci. Assomiglia ai nostri volontari che andarono combattere per difendere la Repubblica spagnola. In Kurdistan ha conosciuto una vera democrazia che lo ha commosso profondamente, ha visto le forme di democrazia diretta, la parità di genere nella pratica, la liberalizzazione effettiva dei rapporti umani, il profondo rispetto delle persone, i grandi legami di solidarietà e di fratellanza. Spero che i curdi riusciranno a mantenere le loro conquiste, il loro modo di vivere, di essere liberi. -Ma quelli che stanno combattendo contro l’ISIS in Siria incontrano un ambiente ostile quando tornano in Italia …È totalmente assurdo. Qualcuno che lotta contro l’ISIS, che si suppone essere un nemico per lo Stato italiano, e trattarlo come un sospetto terrorista quando ritorna, è una assurdità, una pura follia.Ho incontrato dei ragazzi che erano andati in Kurdistan e mi hanno espresso la loro solidarietà. Come è possibile dar la caccia a questi ragazzi? Gli infastidisce perché hanno un chiaro atteggiamento politico. Gli infastidisce perché provengono dai Centri sociali, sono anarchici, comunisti, uomini liberi.Di cosa hanno paura di questi ragazzi? La forza delle loro idee e che possono servire da esempio? Come è possibile negare il passaporto ai ragazzi che hanno combattuto l’ISIS, vietare di partecipare ad assemblee, riunioni ed eventi politici e portargli nei tribunali? Dovranno riconoscere il ruolo di questi ragazzi e dagli la caccia. Sono la miglior gioventù.I mercenari che tornano con sono stati d considerati “sorvegliati speciali” dello stato, non gli chiamano per testimoniare, non gli sorvegliano, non gli allontanano dalla loro residenza.Lorenzo sapeva che se fosse tornato, avrebbe dovuto affrontare questo tipo di persecuzione legale in Italia. Era stato preparato. Ma aveva deciso di non tornare se non avesse capito meglio come andava la situazione con le scelte degli americani e la possibilità di una nuova invasione militare da parte della Turchia. -Lo stato italiano ha sprecato una telefonata per Lorenzo. Come però ha reagito la società italiana?A dire la verità, non mi aspettavo nulla dallo stato, niente grandi e vuote parole. Ma c’è un’altra Italia, un’ Italia di umanità e di solidarietà, che ci sta accanto con tutta la sua anima. Qui a Firenze abbiamo ricevuto una miriade di telefonate, iniziative, sia nella nostra che in altre città. Questa solidarietà ci ha commosso. Lorenzo non era un eroe, era un uomo che si preoccupava degli altri uomini, che ha avuto il coraggio delle sue scelte e le ha difese fino alla fine. Senza rabbia, risentimento e odio, ma con il sorriso. -Qualcosa che rifarebbe mille volte, come ha detto…Sì, qualcosa che farebbe mille volte con il sorriso. Questo potrebbe essere il messaggio che dovrebbe scuotere le nostre coscienze di fronte a queste barbarie che viviamo. Quando credi in un mondo migliore, puoi solo sorridere -Il giornale di SYRIZA “Avgi” ha pubblicato anche l’ultima lettera di Lorenzo Orsetti. Per l’intervista si ringrazia Massimo Torelli.