VERONA, CITTÀ DELLE RAGAZZE
Quante erano e colorate e belle, una invasione. La marea. L’immagine che resta di Verona, dopo la tre giorni del Congresso delle famiglie, è quella rimandata all’infinito dai social dei mille e centomila volti, il fazzoletto color fucsia, delle donne che contestano chi le vuole schiacciare in un passato che non esiste più, non più padrone della loro vita, del loro corpo. La loro risposta è stata l’ironia e lo sberleffo: “Sono qui con mia mamma: per noi i diritti sono un affare di famiglia”, come era scritto sul cartello portato da una ragazza. E i balli in strada, e il viaggio tutte insieme in pullman o in treno per conquistare la città. Loro, le “nipotine delle streghe” di cinquant’anni fa… E non poteva essere più triste il giorno dopo la Marcia della vita, quella dei feti di gomma come gadget, delle felpe nere di Forza Nuova, degli anatemi, dell’odio. E delle immagini sacre. Eppure il Papa non solo è stato freddo con la kermesse veronese, ma venerdì incontrerà in un’udienza privata gli attivisti per i diritti Lgbt. A Verona sono stati tre giorni per una prova muscolare, in cui i “tradizionalisti” hanno cercato di opporre la famiglia tradizionale alle conquiste sociali, le unioni civili – certo – ma anche il divorzio, l’aborto, la contraccezione. Molto si è parlato di odio contro le donne, ma le donne sono riuscite a rovesciare quella visione oscurantista. A vincere. E non solo perché c’è chi – previsto tra relatori e ospiti – ha deciso di dare forfait (dal presidente Istat Gian Carlo Blangiardo a Antonio Tajani), o perché dal presidente della regione Veneto Luca Zaia (contro l’omofobia) a Matteo Salvini (“La 194 non si tocca”) sul palco veronese hanno moderato i toni, ma perché le donne stanno rovesciando l’agenda della politica. Il “World congress of families” doveva essere infatti anche la prepotente affermazione del movimento pro-life e pro-family proprio alla vigilia del dibattito in aula del disegno di legge Pillon (previsto per oggi, martedì), quell’insieme di norme che non solo vogliono rendere sempre più difficoltoso il divorzio, ma nei fatti punitive con le donne (anche quelle vittime di violenze familiari) e dei bambini. E le donne – e gli uomini – delle associazioni e dei movimenti, dalla Casa delle Donne alla Cgil, da Di.Re a NonUnaDiMeno (per citarne solo alcune) che erano a Verona erano pronte a mobilitarsi e a tornare in piazza. Ebbene: la discussione parlamentare all’ultimo è stata rinviata. Di una settimana, intanto, poi si vedrà.
