VIOLENZA SESSUALE. LE DONNE NON SE LA CERCANO

VIOLENZA SESSUALE. LE DONNE NON SE LA CERCANO

“La folle estate degli stupri”, ho appena letto su un giornale.Ed è vero.Ma non è solo un’estate. E’ tutte le stagioni. Sempre.E non è una “follia”, è unalucida realtà. Ci sono volute sofferenze indicibili e secoli interi per condannare lo stupro in quanto reato contro la persona, e non contro la morale.E chissà quanto ci vorrà prima che tutte le donne vittime di violenza e abusi parlino. Perché quello che non si dice è che solo una minima parte di queste orrende azioni viene denunciata. Per mille motivi: pudore, vergogna, paura di non essere credute, paura di essere torturate da inquisizioni senz’anima, paura di essere poi emarginate dalla propria stessa gente; paura della disperazione che il terrificante abuso di cui sono vittime induce in loro stesse, ecc. ecc. ecc.Quello che non si dice poi è che la violenza, lo stupro, è solo l’atto finale, il più visibile, di una condizione umana e sociale, quella femminile, del tutto particolare, e sconosciuta agli esseri umani di genere maschile. (Persino ai più empatici e sinceramente partecipi. E ce ne sono.)Che ne sanno loro che tutta la nostra vita, noi donne la viviamo nella vigilanza costante di ogni azione che compiamo? Nella prudenza infinita? che valutiamo ogni mossa, ogni cosa, ogni istante, prima di “avventurarci” ogni singolo giorno, nel mondo, nella vita, fuori e dentro casa, nelle strade, al lavoro, in autobus di sera, in una strada buia, in un treno deserto. Che limitiamo continuamente la nostra libertà per non trovarci a subire. Perché ogni angolo, ogni distrazione, ogni fiducia possono diventare in un attimo l’orrore.Che ne sanno. Niente ne sanno.E l’odiosa frase “se la sono cercata”. Solo perché magari una fiducia giovanile ancora pura, ingenua, fa abbassare la guardia per un istante, credendo di avere davanti un essere umano e non un mostro; o il semplice desiderio di essere liberi, di vivere la vita senza paure (dovrebbe essere la normalità); ovvero per l’incolpevole bellezza che le donne incarnano. Quella bellezza che alcuni, non pochi, arrivano a pensare di poter avere comunque, se si desidera, come fosse un diritto acquisito, o un prodotto al supermercato. Basta schioccare il dito; o pagare, ovvero basta insistere, e infine basta sopraffare.E no, cari miei.La violenza è la punta di un iceberg profondissimo, che chiude nel suo cuore di ghiaccio l’incomprensione, l’indifferenza e il disprezzo per l’ “altra”, per la sua persona, il suo mistero, per la sua temuta e odiata inaccessibilità interiore, per ciò che ha di straordinario, fragile e forte, tanto simile ma così diverso.E’ ora di rendersi conto. E di togliersi il cappello. E chinare la testa. E cominciare a pensare.