CHI TROVA UN BRAVO INSEGNANTE TROVA UN TESORO. UN MILIONE DI DOLLARI AL PROF.PETER TABICHI
Come può un libro, fragile carta, cambiare il mondo? Come può una penna, piccolo blocco di plastica, essere sprone e strumento di riscatto?Scudo e spada, perché la Cultura è l’unica guerriera che difende la libertà. L’ignoranza rende schiavi del favore e vittime del bisogno. Lo sa Peter Tabichi, francescano, professore di matematica e fisica in Kenia alla Kendico Secondary school nella Rift Valley. Lo sanno i suoi allievi che ogni giorno percorrono circa sette chilometri a piedi in un territorio arido pur di raggiungere la scuola. Lo sanno i loro genitori, superstiti di guerre fratricide fra tribù rivali, etnie diverse, che fino a poco tempo addietro insanguinavano quelle stesse strade. Siccità, carestia sono le piaghe di questa terra dove la fame diviene una seconda pelle e accompagna i ragazzi nel loro tragitto verso la scuola. Diverse le età, le problematiche di ognuno di loro. Alcuni portano con sé il bagaglio della loro drammatica esistenza fatta di violenza, alcolismo, prostituzione. Un numero esiguo di insegnanti a fronte di classi numerose il cui numero, però, si assottiglia nel prosieguo degli anni per l’abbandono degli stessi studenti. A scuola l’essenziale, nessuna concessione alla super tecnologia o a quegli elementi e dotazioni ritenute necessari nelle opulente strutture scolastiche occidentali. Membro della Fraternità francescana, trentasei anni, figlio a sua volta di insegnanti, ha cercato di infondere coraggio, autostima, curiosità e voglia di emergere nei suoi giovani allievi. Autorevolezza ed Esempio sono i due elementi su cui ha basato il suo insegnamento. In una realtà che risorgeva a stento dalle ceneri delle lotte cruente, in un mondo distrutto in cui la disperazione si scorgeva già negli occhi di un bambino, in cui il dolore era il vestito persino nei giorni di festa, il professore ha infuso nei suoi studenti un’energia votata al cambiamento, ha parlato di speranza, ha dimostrato che persino un flagello genetico del loro mondo, la siccità, poteva essere combattuto e sconfitto. Con i suoi studenti, infatti, ha creato un laboratorio mettendo a disposizione il suo stipendio da insegnante. Con i ragazzi ha realizzato un impianto che produce energia elettrica sfruttando le potenzialità dei vegetali, ha potenziato la coltura di piante che per vivere hanno bisogno di poca acqua. Ha fondato per i suoi allievi il” Club per la Pace”‘e in quei luoghi ieri martoriati dalla guerra i suoi allievi, oggi, piantano alberi, simbolo di vita, di rinnovamento, di forza nelle radici e propensione all’apertura verso gli altri. Anche i più scettici fra ragazzi e genitori si sono dovuti arrendere dinanzi alla gentile ostinazione di questo professore che è diventato uno dei suoi allievi, parlando loro il linguaggio dell’ esempio. Il suo motto è ” Do more and talk less”, letteralmente ” per essere un bravo insegnante devi fare di più e parlare di meno” . Fautore di una scuola di contenuti, non disdegna la modernità e la tecnologia facendo usare ai ragazzi il suo computer con una connessione internet discontinua.Ha motivato gli studenti, dando loro gli strumenti per avere la consapevolezza delle loro infinite capacità. E i ragazzi hanno risposto con dedizione e impegno, nella loro maniera franca e diretta, quella che tributano a coloro che reputano degni di fiducia, rispetto e affetto. La storia da Libro Cuore di questo professore è pervenuta al Global Teacher Prize il concorso mondiale che da cinque anni seleziona i migliori insegnanti del pianeta e premia con un milione di dollari, il docente, rappresentante ideale della categoria. Circa quarantamila candidati, fra questi anche l’italiano Giuseppe Paschetto, e cinquanta finalisti. Il premio è stato ideato e creato da un miliardario indiano Sunny Varkey nato a Kerbala ma residente a Dubai figlio di insegnanti di inglese divenuti facoltosi insegnando questa lingua agli arabi , assertore del principio etico che chi è stato fortunato da avere tanto deve restituire alla comunità ciò che ha ricevuto in dono. Così nasce il premio da un milione di dollari per il miglior insegnante . Peter ha sbaragliato gli altri candidati. A Dubai ha ricevuto il consistente premio e ha dichiarato che grazie a quel denaro potrà incrementare le dotazioni tecnologiche della scuola, migliorare la struttura e contribuire a fare sì che i sogni dei suoi studenti si trasformino in realtà. In pochi anni è aumentato il numero delle iscrizioni e quello dei ragazzi che hanno proseguito gli studi iscrivendosi al college. Una “buona scuola” che non ha bisogno di proclami, manifesti, rivoluzioni continue e spesso contraddittorie, di paletti insindacabili che menomano la libertà di insegnamento e di noiose prassi mnemoniche. Ha bisogno di docenti che possano essere motivati, capaci di trasmettere amore per le materie attraverso la credibilità del loro operato e il riconoscimento dell’ impegno profuso, consapevoli che hanno nelle loro mani gli strumenti per la libertà degli uomini di domani.
