CHIAMATELO COME VI PARE MA NON ‘GESTO D’AMORE’: I FIGLI NON SI ‘DONANO’
Questo è un pezzo controcorrente. Decisamente controcorrente. Che incontrerà più dissensi che consensi. Me ne farò una ragione. Perchése questo è il progresso, voglio scendere. La signora 61enne che ha appena partorito una bambina come‘gesto d’amore’da donare al figlio gay mi suscita, non saprei, se più tristezza o orrore.Non riesco a condividere la sua gioia nell’essere madre e nonna allo stesso tempo.Non riesco a cogliere la generosità nel prestare il proprio utero nel quale far crescere la vita ottenuta in vitro dagli ovuli della figlia (e quindi sorella del ‘padre’ gay) e dallo sperma del ‘marito’ del figlio affinché la nascitura avesse il‘materiale’ genetico’da entrambe le parti. Non riesco e non voglio partecipare a questa ‘grande festa’ spacciata come tale da tutti i media del mondo come ‘atto di grande generosità’. Un figlio non è un diritto.Né un regalo che si fa dietro commissione. Né gratuita e ancor meno dietro compenso. In nome di che? Di un modernismo dove tutto è eticamente lecito, anche se frutto di manipolazioni di laboratorio? Un figlio è e rimane un atto d’amore.Quello vero, nato da un uomo e da una donna. Perché non c’è progresso né modernità che tenga a cambiare lo stato delle cose: per creare la vita serve lo spermatozoo dell’uomo e l’ovulo della donna che adeguatamente amalgamati crescono dentro l’utero, guarda caso anche questo della donna. Tutto il resto è manipolazione di laboratorio.Che con l’amore non ha nulla a che vedere.Sia etero che omo.
