DOPO VOTO IN ISRAELE. HA VINTO LA DESTRA O HA VINTO LA DESTRA?

Elezioni col brivido in Israele, se guardiamo ai numeri del testa a testa tra i due candidati premier, Netanyahu e Gantz. In realtà, elezioni senza storia, se guardiamo alla sostanza. E’ vero, alcuni partiti ultrareazionari , alleati di Bibi Netanyahu, hanno superato il quorum. Dunque la maggioranza dei seggi è stata raggiunta dalla coalizione ed è ancora lui il premier, che entrerà nell’albo d’oro dei presidenti di più lunga durata. Però, se guardiamo al curriculum del secondo arrivato, Benny Gantz, enormi differenze col vincitore non ne riscontriamo. Certo Gantz evita certe pessime compagnie e non è invischiato, né lui né la famiglia, in casi di corruzione. Purtuttavia, da militare, quando era Capo di Stato Maggiore, gli si attribuiscono frasi che una colomba non avrebbe mai esternato. In particolare relativamente all’essersi fatto un merito di avere riportato Gaza all’età della pietra. Un concetto che non avrebbe stonato nella bocca dei capi del Likud (il partito del premier). Guardiamo allora ai contenuti. Cosa ha fatto Netanyahu, negli ultimi mesi, per aggiudicarsi i consensi necessari per governare ancora una volta? Lancio di missili contro Hamas. Proclamazione di Israele come stato ebraico e conferma di Gerusalemme come sua capitale. Una pianificazione urbanistica in Cisgiordania che fa da preludio a nuovi insediamenti di coloni contro le delibere della Nazioni Unite. Inoltre, molte città sono sotto controllo grazie al ruolo di una polizia palestinese vissuta dalla popolazione araba come nemica. Il tutto mantenendo alta, a dispetto degli scandali, la propria quotazione internazionale. Stati Uniti accondiscendenti ai suoi desideri sulla questione di Gerusalemme e su quella del Golan. Russia meno ostile del prevedibile. Guardiamo al futuro. Abortita e smentita ben prima di nascere l’ipotesi di un’alleanza del destroide Benny con i derelitti progressisti Labor, mentre la componente araba ha quasi disertato le elezioni ritenendo inefficace il proprio voto. Giochi fatti dunque per un accordo tra Netanyau e una destra che più a destra non si può. Nel campo delle ipotesi di lungo periodo una vaga idea di grande coalizione B&B (Bibi con Benny). Ma solo nel caso che, al tirar delle somme, Bibi se la dovesse cavare con la giustizia, togliendo a Benny la chance di sostituirlo a furor di giudici. Una costante comunque i colori del nazionalismo (non a caso i colori del partito del secondo arrivato sono il blu e il bianco della bandiera israeliana). Una costante l’ispirarsi ai valori della destra, più o meno dichiaratamente tale. Tra Tel Aviv e Gerusalemme pare si possano vivere giorni di relativa quiete, quanto meno ideologica, tra i contendenti della sfida elettorale. Nell’attesa della tempesta, quella cui potrebbe portare il rovinoso peggioramento dei rapporti con l’Iran.