PASQUALE, 92 ANNI EX MINATORE. 60 KM AL GIORNO PER GUARDARE IL “SUO” MARE

PASQUALE, 92 ANNI EX MINATORE. 60 KM AL GIORNO PER GUARDARE IL “SUO” MARE

Esistono lavori usuranti fisicamente, poi ci sono quelli che usurano a livello mentale, perché richiedono concentrazione ed attenzione e fanno vivere chi li svolge sempre sul filo invisibile dell’apprensione. Esistono lavori che fanno fondere chi li svolge con gli elementi con cui si viene in contatto, quasi a farli assomigliare poi anche nell’aspetto fisico all’elemento che ingloba il lavoratore per numerose ore al giorno. Pensiamo al volto di chi lavora la terra, si colora con il sole, con il trascorrere degli anni le rughe diventano solchi che richiamano quelle che l’aratro lascia sulla terra. Poi vi sono lavori che si svolgono nelle viscere della terra, lavori duri, che privano dello spazio vitale, che tengono lontani dal contesto sociale che regalano ore di buio, ma che vanno svolti perché rappresentano l’unica fonte di sopravvivenza possibile. Certo diventa un po’ complicato ad esempio quando si ama tanto il mare, si ha la fortuna di nascere e vivere per parte della vita in un luogo che lo ospita e poi ci si deve staccare per diventare minatore. Si deve emigrare, cambiare stile di vita, relazionare con nuove persone e quasi dimenticare, almeno in apparenza, quale sia la provenienza e quanto costi allontanarsene. E’ questo ciò che ha vissuto per anni Pasquale Di Marco, un ex minatore, emigrato in Belgio ed oggi 92enne. Originario di Giulianova, una vita di lavoro duro che ha trascorso alternando lavori differenti, dal cameriere, al contadino, all’infermiere, ma nel dopoguerra, quello che lo ha segnato maggiormente è stato“approdare”a 900 metri di profondità per fare il minatore. Lavori duri ma svolti con dignità, accompagnati dal ricordo del mare, del“suo mare”, quello che ha sempre sperato di tornare a guardare . Oggi Pasquale residente a Poggio San Vittorino, in provincia di Teramo guida la sua auto ogni giorno per compiere quei 62 Km che lo separano da quel mare a cui non ha smesso di volere bene. Si reca a Giulianova portando con se una sedia di legno su cui si posiziona sul bagnasciuga e sosta per due o tre ore al giorno, guardando quella distesa di azzurro che considera un dono di Dio. Sta pareggiando i conti con la malinconia struggente che lo accompagnava durante gli anni trascorsi in Belgio, oppure sta compensando solo il richiamo silenzioso ai più, ma fortemente udibile per lui, fatto sta che a meno che le condizioni climatiche non lo consentano, i suoi giorni sono scanditi dall’ appuntamento fisso con il mare. Un posto in prima fila che non è passato inosservato, dato che sono molti i cittadini che lo immortalano durante queste visite quotidiane davanti a questo spettacolo che a molti sfugge ma che a lui arriva invece forte e chiaro. Una persona lucida Pasquale, che ha ancora il dono della salute e la possibilità di spostarsi autonomamente alla guida della sua auto. Una persona che non pensava assolutamente di scatenare tanta curiosità intorno a quel gesto che lui quotidianamente compie in tutta naturalezza. Come sempre ci hanno pensato i social a rendere virali gli scatti che lo vedono lì, sulla sua sedia, con il suo cappello in testa, fermo ad osservare quelle onde che lo cullano a cui parla e che ascolta nel silenzio dei suoi pensieri, fino ad allagargli gli occhi di azzurro. Oltre agli scatti virali anche una radio locale ha sentito il bisogno di intervistarlo per farsi raccontare la sua vita. Concreto Pasquale, in soli tre minuti l’ha raccontata catalizzando l’attenzione degli ascoltatori e del giornalista che lo ha intervistato. Molti vedono in questa storia un immagine romantica, qualcosa di altri tempi, di quei tempi che forse mancano e che basterebbe poco per rendere attuali. Ma Pasquale amando il mare, lo sa:non si può portare chiunque con se a guardare il mare. Il mare ti parla ed al mare si possono raccontare cose che normalmente non si ha il coraggio di raccontare a nessuno. Forse per il collegamento con il liquido amniotico che riconduce alla nascita, forse perché dona invece sollievo, speranza, e comprensione. Forse solo perché per alcuni il legame con l’acqua rappresenta una continua evoluzione, qualcosa che accoglie sempre, qualcosa che si trasforma facendoci sentire vivi, qualcosa che con il suo moto perenne ci esorta a non darsi per vinti e continuare. Pasquale lo sa, sa tutte queste cose ed è per questo che torna al mare da solo e nel rispetto di tutte queste cose, da solo bisognerebbe lasciare che ricevesse l’abbraccio delle sue onde a cui per molti anni si è visto costretto a rinunciare.