MASSIMO PERICOLO, IL CARCERE, LA LIBERTÀ IL SUCCESSO

MASSIMO PERICOLO, IL CARCERE, LA LIBERTÀ IL SUCCESSO

Consiglio fortemente la visione di questa intervista, anche se non ne conoscete le canzoni. C’è più politica qui che in mille documenti della sinistra, perchéormai nei documenti ci sono solo le nostre proiezioni sul mondo, le nostre fisse ideologiche e le nostre tare identitarie, mentre qui c’è il racconto di una vita vera, svolto con semplicità da qualcuno che ha il coraggio di mettersi in discussione. C’è innanzitutto l’affresco di una condizione proletaria, di come funziona la scuola, di come lì si imparano le prime differenze di classe attraverso l’ostentazione della merce. Di come oggi il carcere non serva a niente. Di come il mondo non sia fatto di buoni e cattivi, di come anche se non credi il cappellano di un carcere ti può aiutare a riflettere, di come leggere e scrivere, l’arte e la cultura, ci possano migliorare. Di come conta avere degli amici, una comunità, un progetto. Fateci caso: gli amici di Massimo Pericolo so ragazzi normali, niente pose, si vogliono bene per davvero. E’ il quadro di una generazione che cerca di uscirne, che capisce perché vive tutto sulla propria pelle, ed elabora il presente con i pochi strumenti che si trova, senza farsi fottere dall’ideologia. Ma la cosa più bella è il coraggio di questo ragazzo di 26 anni che a differenza degli altri rapper non si atteggia, ammette di soffrire di depressione, di “volere solo una vita decente”. Un mix di rabbia e dolcezza, di arte e di vita. Spero che Massimo Pericolo e il suo giro vadano avanti, crescano, senza pressioni, senza ossessioni di soldi e views, per tirare fuori e rendere sempre più complessa questa grande umanità che hanno dentro. Ed essere così i cantori di un mondo giovanile che deve trovare le parole per uccidere l’ansia e sognare in grande.