QUEL 25 APRILE IN CUI GLI ITALIANI BALLAVANO PER STRADA

QUEL 25 APRILE IN CUI GLI ITALIANI BALLAVANO PER STRADA

Domani è il 25 aprile. Il giorno in cui mio padre, 22enne, poté uscire dalla clandestinità e andare assieme a mille e mille altri a festeggiare per le vie di Milano. Mi ha raccontato quel giorno non so quante volte. E non solo quel giorno, ma tutta quella primavera. Non dormiva nessuno. Tutta Milano era per le strade. Si ballava dovunque- certo, anche al ritmo del boogie-woogie, perché gli americani erano i liberatori – assieme ai partigiani, subito dopo di loro.Io credo sia giusto che il 25 aprile sia una festa “divisiva”. Perché non dovrebbe esserlo? È la festa di coloro che nel ‘45 stavano dalla parte giusta e quindi non può essere la festa di chi stava dalla parte sbagliata. Perché nella storia ci sono momenti in cui ciò che è giusto e ciò che è sbagliato si distinguono in modo lampante. Io domani comincerò a raccontare un po’ di queste cose a mia figlia, che ha 9 anni e mezzo, che non ha conosciuto mio padre – suo nonno – ma è per fortuna molto curiosa di sapere chi era. E sempre domani, io non voglio con me né questi bastardi che oggi hanno infangato piazzale Loreto con i loro striscioni, né il ministro degli interni (tutto minuscolo, non è un refuso) che invece di arrestarli si fa fotografare con un mitra in mano. Stessero per conto loro. Che il 25 aprile sia per loro un giorno di paura.Ora e sempre Resistenza.