LA CONFUSIONE SUL CASO MARATONA DI TRIESTE
Le motivazioni della decisione sono che esisterebbe una specie di racket dell’atletica africana con manager italiani che speculano sui ragazzi che corrono intascando i premi che questi vincono e iscrivendoli ovunque per lucrare alle loro spalle. È una denuncia importante di un fatto grave che rasenta lo schiavismo moderno. Il problema è che una denuncia del genere andrebbe circostanziata e verificata, e la Fidal dovrebbe occuparsene. La semplice esclusione di atleti africani tout court, senza distinguo (chi dice che gli esclusi siano vittime dello stesso circuito, e in cosa questo li aiuta? Chi dice che di questo comportamento siano esclusi atleti di altra provenienza?) è un atto forzato e del tutto improprio. Ma ridurre la questione a “escludono gli africani, è razzismo” è piuttosto superficiale. Magari è anche peggio. Comunque le informazioni girate sono scorrette. La decisione non sarebbe mirata a tutti gli atleti iscrivibili, ma solo a quelli invitati a pagamento, dove si sarebbero verificate troppe anomalie
