SU QUEL MALEDETTO AEREO C’ERA ANCHE IL PAPA’ DI GIORGIO TOSATTI CHE DIVENTERA’ UNO DEI PIU’ GRANDI GIORNALISTI SPORTIVI
Torino, 4 maggio 1949Giorgio, un ragazzo di 11 anni, cammina sotto i portici. Accuratamente pettinato, con ciuffo e scriminatura, veste da uomo (giacca a doppio petto, camicia e cravatta) ma con i pantaloni corti, alla maniera dei ragazzi del tempo. Dalla tasca della giacca spunta, accuratamente ripiegato, un giornale da grandi, La Gazzetta del Popolo: è il giornale dove lavora suo padre.Giorgio ha un appuntamento con suo padre, che è andato a Lisbona come inviato, alla sede del Torino.Davanti alla sede del Torino c’è molto movimento ma Giorgio non ci fa caso. I tifosi hanno l’abitudine di ritrovarsi davanti alla sede della squadra del cuore per discutere, per fare progetti, per raccontarsi per l’ennesima volta le imprese dei loro beniamini.Giorgio entra nella sede, si avvicina all’usciere e chiede: “E’ arrivato il mio papà?”“Chi è il tuo papà?” risponde l’usciere.“E’ il dottor Tosatti, caporedattore della Gazzetta del Popolo” risponde con una punta di orgoglio il ragazzo.“E’ uno dei giornalisti che era con la squadra?”, chiede ancora l’usciere. Giorgio annuisce.“Non lo sai? L’aereo è caduto e sono morti tutti”, dice implacabile l’usciere.“Anche lui…” balbetta Giorgio.“Se era su quell’aereo…”Giorgio scoppia a piangere, mette le mani in tasca come preso da improvviso senso di freddo, incassa la testa sulle spalle e si avvia all’uscita, mentre il portiere mormora un “mi dispiace” quasi di circostanza. Giorgio a testa bassa cammina in mezzo alla folla ignara. Piange sommessamente. Nella sua testa si affastellano i suoni del Filadelfia, dove ogni domenica fin da bambino si è sempre recato con suo padre. Sente gli squilli di tromba, sente gli spettatori che battono i piedi sulle gradinate di legno, sente l’urlo della folla che grida gol… poi il sonoro si attutisce e il ricordo sfuma sul papà che sta parlando con un signore biondo, con i capelli ondulati che è venuto a trovarlo a casa. “Come ti chiami?” gli chiede il signore biondo. “Mi chiamo Giorgio”. “Tifi per il Toro, ovviamente!”. Giorgio annuisce. “Allora meriti questo regalo”, il signore biondo gli mette in mano un pallone nuovo di zecca,con una dedica: “Valentino Mazzola al suo piccolo amico Giorgio Tosatti”. Un modesto omaggio ad un grande Maestro da un suo ammiratore che ebbe il privilegio di raccogliere i suoi tragici ricordi di bambino.
