GRAN BRETAGNA. QUANDO IL VOTO NON PUÒ CHE ESSERE DI GIOVEDÌ

GRAN BRETAGNA. QUANDO IL VOTO NON PUÒ CHE ESSERE DI GIOVEDÌ

Sono passati già sei anni da quando i manifesti di una nota marca di birra capeggiavano nelle nostre città diffondendo undivertenteannuncio che invitava le persone a votare prima di bere, per poi chiosare con un eloquente “Non come le altre volte”.Se ci fossimo trovati nel Regno Unito, il messaggio avrebbe assunto toni meno paradossali, e chissà se a quel punto l’effetto humor ne avrebbe risentito. In Gran Bretagna, infatti, oggi è stato un “tranquillo giovedì di paura” come tanti se ne sono visti nella storia, in cui i cittadini sono stati invitati a recarsi alle urne e scegliere i loro rappresentanti, anche se stavolta la situazione era abbastanza atipica: quegli stessi rappresentanti, infatti, faranno parte di un parlamento che a breve non li riguarderà più. Ma togliendo qualsiasi vena polemica a un articolo che, pubblicato dopo le 22 di quello stesso giovedì, risulterebbe a dir poco pleonastico, quello che viene da chiedersi è perché questi inglesi, così impeccabili nell’organizzazione dei tempi e delle burocrazie, decidano che il loro “election day” cada proprio di giovedì! Una situazione del genere con un cittadino italiano protagonista risulterebbe a dir poco grottesca: la scomoda giornata feriale diventerebbe un’ottima scusa per disertare il lavoro, o, quantomeno, prendere mezza giornata di permesso – conosciamo tutti la sterminata fila alle sezioni. I pochi diligenti farebbero di tutto per passare avanti, sbuffando di fronte a qualsiasi contrattempo si inserisca tra la loro cabina e la destinazione finale, che rimane sempre e comunque l’ufficio. Se proseguisse, questa narrazione assumerebbe tranquillamente i toni di un romanzo di Saramago, ma decidiamo di interromperla qui per tornare al fulcro della questione: perché proprio di giovedì? Ebbene, tra le tante ipotesi addotte, ce ne è una che fa abbastanza sorridere, ma probabilmente rimane la più veritiera: venerdì, storicamente, è giorno di buste paga per i cittadini britannici e tutti ben conosciamo l’amore smisurato che nutrono gli anglosassoni per i Pub, per le birre e per tutto ciò che permetta loro di lasciarsi alle spalle i faticosi cinque giorni appena trascorsi. Ebbene, sembra che questa sorta di percorso di “purificazione” inizi di venerdì pomeriggio e vada avanti fino all’ultima ora dell’ultimo giorno del weekend. Talvolta anche oltre, e infatti chi è vissuto in Inghilterra per qualche anno ormai non si meraviglia più nel vedere, tra i giustificativi di un eventuale congedo dal lavoro di lunedì, “Hangover” – si legga “sbornia”. Tornando dunque alla questione, immaginare un cittadino britannico dietro le urne nell’ultimo giorno del suo “percorso di riabilitazione” di 72 ore, forse fa sorridere più dell’italiano di cui sopra nella stessa cabina di giovedì. Ma la cosa che forse fa sorridere meno è che quello stesso cittadino, sbronzo o meno che sia, ha comunque il diritto di votare, e allora la decisione di anticipare di qualche giorno l’esecuzione di questo diritto si rivela più che saggia.Ci sono poi ipotesi meno maliziose, che narrano di una Gran Bretagna in cui un tempo il giovedì era giorno di mercato e allora era più probabile che chi veniva dalle campagne si trovasse in città e cogliesse l’occasione per votare. C’è poi chi dice che la domenica i cittadini andavano a messa, e allora il voto poteva essere influenzato dal sermone del parroco.Ma a noi l’ipotesi che piace di più rimane quella dell’evitare un voto sotto sbornia, se non altro perché, da italiani, ci restitusce quell’aura di “bravi ragazzi” – che ormai nessuno ci attribuisce più – visto che un voto di domenica ancora nessuno ce lo ha tolto; ciò significa che non rischia di essere influenzato dai nefasti effetti dell’alcol.Anche se, come chiosa l’annuncio di cui sopra, forse qualche volta non è andata proprio così…