LA BELLA STORIA DI MARC BOTENGA

Vi racconto sta storia – quasi una parabola! – che mi è venuta in mente proprio in questi giorni. Fa capire quant’è buffa la vita, come va affrontata, quanto inquesta fase storica i giochi siano apertissimi… E se arrivate in fondo capirete perché queste elezioni hanno portato pure qualcosa di buono! Era il settembre del 2017. Bisognava organizzare il 3° festival dell’Ex OPG Occupato – Je so’ pazzo. Era un momento per noi molto importante, perché ci accingevamo a lanciare un’organizzazione nazionale. Molti infatti pensano chePotere al Popolosia nato per le elezioni del marzo 2018, invece è un lungo percorso che inizia nell’estate del 2014 a Livorno e si formalizza proprio alla fine di quel festival… Senza avere ancora deciso in merito alle elezioni (ci tenevamo pronti perché sapevamo che il Brancaccio, come tutti i progetti che coinvolgono lo stesso ceto politico che fallisce da vent’anni, sarebbe imploso), avevamo comunque deciso di costruire uno spazio politico diverso da tutto quello che c’era in Italia. Una roba che fosse lontana dall’opportunismo, dall’inconsistenza teorica, dal paraculismo visto nella sinistra degli ultimi venti anni.Che però non fosse nemmeno identitaria, l’ennesimo partitino comunista puro e autoreferenziale.Che non fosse nemmeno il movimentismo spontaneista, orizzontalista, fatto a cazzo di cane (di denunce, di tempo da perdere, di beghe di condominio non ne potevamo più). Nella nostra testa volevamo una cosa che fosse un mix innovativo fra il meglio che avevamo visto in giro per l’Italia e l’Europa, che fosse capace di visualizzare davvero la vittoria. Del comunismo “storico” doveva avere la serietà, la disciplina, l’analisi marxista, leninista, maoista, gramsciana…Dei movimenti (in particolare di quello no global, no tav etc) doveva avere l’apertura, l’entusiasmo giovanile, la capacità di sperimentare, fare comunità.Dell’autonomia doveva avere quello spirito d’avventura e di rischio, la propensione al conflitto.Della sinistra doveva invece avere le competenze, il radicamento territoriale, il rapporto con il sindacato.Delle esperienze europee e sudamericane doveva avere la capacità di lavorare sul territorio, di costruire potere popolare… Insomma un mix meraviglioso ma difficile che conPotere al Popolostiamo ancora sperimentando ed elaborando concettualmente, con tutti i nostri limiti. Chiamammo quindi a parlare chi stava su questa linea e anzi la stava praticando con più successo di noi. La scelta cadde innanzitutto sui curdi, che con la teoria di Ocalan e la pratica dell’HDP avevano saputo, senza fare abiure, rinnovare il leninismo adattandolo a una fase complessa, federando diverse tendenze in un progetto unico, con una forte caratterizzazione ecologista e femminista. Poi chiamammo la CUP, organizzazione indipendentista catalana, che di lì a poco fu protagonista di un’impressionante mobilitazione. Loro stavano sperimentando nuove forme di partito, avevano un lavoro municipalista interessantissimo etc.E Momentum, l’ala giovanile e di base del Labour Party di Corbyn, che sulla comunicazione va fortissimo. Chiamammo ovviamenteAboubakar Soumahoro, che oggi tutti conoscono ma che all’epoca solo pochi sostenevano nella lotta contro lo sfruttamento, eFrancesco Piobbichi, oggi diventato autore riconosciuto. E’ buffo constatare come in soli due anni queste organizzazioni e queste persone siano passate dall’oscurità alla luce, poi di nuovo nel fango, poi risorte. Eppure, nel loro cuore, non siano mai cambiate. Perché stanno facendo solo quello che devono fare. In piccolo lo abbiamo vissuto anche noi – guardate chi apriva le assemblee:Gianpiero Laurenzano, all’epoca in salute e sconosciuto, che spiegava l’embrione diPotere al Popolo(https://tinyurl.com/y24z6pwz) senza pensare che sarebbe un giorno stato candidato raccogliendo 13.000 voti; oViola Carofalo, che tutto immaginava meno che fare la portavoce di un progetto politico. Ma la storia più interessante riguarda il tizio alla destra di Piero. Il suo nome èMarc Botenga. All’epoca quasi nessuno conosceva lui e il suo partito, il PTB, il Partito del Lavoro Belga. Molti erano esaltati dal “populismo di sinistra”, da Podemos – che interesse poteva mai avere un partitino di formazione marxista-leninista-maoista che esisteva dagli anni ’70, che aveva preso sempre percentuali dello 0,5? Ma noi siamo internazionalisti incalliti e impariamo da quello che fanno i compagni in tutte le parti del mondo. E quindi portavamo rispetto a questi compagni che hanno presenza nei sindacati, che avevano messo su un enorme progetto di “Medicina per il Popolo”, con assistenza gratuita per le classi più povere… Ma poi avevamo visto che, dopo la crisi del 2008, il PTB stava attuando un cambiamento molto interessante. In grande stavano facendo quello che volevamo fare noi. Da un lato mantenevano la struttura comunista, un bel centro compatto, l’analisi di classe, la dedizione totale alla causa. Da un altro lato però erano in grado di aprirsi al sociale, di togliere di mezzo tutti i simboli più carichi – addirittura si firmavano a volte con un cuore! – di battere solo su due o tre questioni sociali comprensibili, di comunicare con tanti colori e allegria. L’esatto contrario della sinistra italiana, che appare ideologica all’esterno ed è continuamente divisa da correnti nel cuore delle sue organizzazioni… Inoltre – orrore! – decidevano coscientemente di non crescere elettoralmente. All’epoca avevano qualcosa come il 3,5% di voti, potevano fare di più, perché molta gente ex socialista voleva saltare con loro. Ma loro non volevano fare come Syriza, cioè riciclare il Pasok, crescere velocemente e poi trovarsi fregati, ma mantenere un’armonia fra lavoro sociale, lavoro politico, lavoro elettorale. E soprattutto formazione dei quadri… Insomma, dei pazzi fottuti! Perfetti per noi! Anche sull’Europa il PTB ha una posizione peculiare, che secondo me è la più interessante, che mette in crisi sovranismi di destra e di sinistra, così come liberismi e altrieuropeismi. Loro sostanzialmente individuano la natura di classe e irriformabile dell’UE, non mentono sui Trattati, ma “usano” la struttura dell’UE per costruire connessione fra i lavoratori, per affrontare su livello minimo la questione ambientale, per creare le condizioni di una rottura rivoluzionaria che oggi non può avvenire sul terreno solo nazionale. Bene, Marc venne a raccontare tutto questo a 300 giovani sognatori e fu un successo. Restammo a parlare a lungo. Nonostante sapesse mille cose, anche sull’Italia, non si atteggiava per nulla. Era molto cortese, ma aveva una sicurezza mostruosa. Sembrava uscito da un altro tempo, da un’altra scuola. Ci diede consigli preziosissimi che condizionarono quello che avremmo fatto. Tanto che quando lanciammo Potere al Popolo, fu tra le prime persone che chiamai. Poi me lo sono ritrovato candidato capolista in Belgio a queste europee. Aveva davanti uno scoglio impossibile: fare più del 5%, togliendo un seggio al centrodestra e centrosinistra. Una roba mai accaduta lì. Ebbene, l’ho visto in televisione: sicurezza impressionante, ma soprattutto capacità di dileggiare il nemico e di parlare al popolo. Tutto un manuale di politica riassunto in cinque minuti di intervento. Che ve lo dico a fare? Ce l’ha fatta. Oggi a Bruxelles abbiamo un compagno che parla italiano e che è un nostro amico. I buoni a volte vincono… Tutto questo per dire cosa? Che la vita è strana, ma ha una sua logica. Chi è determinato, chi lavora bene, chi è autocritico, chi è umile ma deciso, chi sa amare gli altri, ce la farà sempre. Vincerà, sarà sconfitto, ma farà quello che deve fare, fino in fondo. E poi un’altra cosa. In questa fase storica i giochi sono apertissimi. Piccole organizzazioni fanno balzi enormi. Abou era un sindacalista dell’USB, ora è un riferimento per tutti. Il PTB era un gruppetto, è diventato un faro europeo. Noi siamo partiti in 10, ora non siamo ancora nulla, ma siamo già migliaia. Affermarsi è possibile. Tutto bisogna fare tranne che disperare. Perciò tenete gli occhi e il cuore aperti. Forse quelli che oggi ignorate, quelli che oggi non sono nessuno, domani scriveranno la storia. Forse potreste essere persino voi.