UN ANNO FA BERSANI AVEVA IN MANO L’ASSO DI BRISCOLA.

UN ANNO FA BERSANI AVEVA IN MANO L’ASSO DI BRISCOLA.

Sistemo la mia collezione di CD e improvvisamente rabbrividisco  e quasi svengo: tra i grandi musicisti che adoro, ce n’è uno che è veramente dotato del dono magico della preveggenza, mica come tutti gli altri, il Mago Otelma, il Mago Zurlì e Magogì (quello dei biscotti). Metto a posto i CD e  incuriosito dall’ ultimo exploit del festival di Sanremo, mi viene voglia di ascoltare un vecchio disco di Elio e le Storie Tese, dall’ anno 2003: il suo titolo è “Cicciput”. Sento la prima, canzone, quella che da il titolo all’ album; Il testo recita: Lo devi pregare dalle ore 21 di sera…devi baciare tuo marito…e poi dici Cicciput. E’ l’angelo dei soldi, che vedrai ti porterà molta fortuna. Cicciput aiutami tu. Fammi sentire come lo dici.” Appunto lui, Cicciput, l’ angelo dei soldi, l’ amico delle banche: quello che a novembre 2011, caduto rovinosamente il governo Berlusconi dopo ben tre anni e mezzo di legislatura, anzichè mandare l’ Italia al voto, come dovuto (dopo la caduta del precedente governo, il Prodi bis, si era andato ad elezioni dopo neanche 722 giorni, ovvero senza che tale governo compisse spegnesse la seconda candelina sulla torta di compleanno), le ispirazioni offerte dalla Banca Centrale Europea presieduta dal nostro Mario Draghi e ben recepite dal Presidente Giorgio Napolitano evidente molto sensibile sulla materia prendono il sopravvento: e avviene il primo colpo di stato (un golpe, davvero) della storia della Repubblica Italiana. In una legislatura cui mancava poco più di un anno per tornare al voto (in Italia abbiamo avuto tantissimi governi che sono durati meno di tre anni e mezzo e non abbiamo mai pianto e fatto tragedie tornando alle urne), si è pensato ad un governo tecnico. Non è grave il concetto di governo tecnico, è stato criminale come è stato applicato: nominando senatore a vita un docente universitario, consulente delle più grandi banche di affari del mondo (quelle che tirano le fila, spesso in maniera poco etica e corretta, dell’ economia mondiale) ma totalmente privo dei requisiti per la carica, ovvero grandi meriti nel campo del lavoro, della cultura o della partecipazione politica che abbiano lasciato il segno nella storia della Repubblica Italiana. Praticamente si prende un impiegato di banca che ha fatto carriera, lo si nomina senatore a vita e gli si fa inventare un governo: non un governo di commissariamento, per gestire l’ emergenza, approvare la legge finanziaria dell’ anno e mandare il paese al voto in un contesto ordinato, ma con un governo di pieni poteri, in materia fiscale, previdenziale e giuridico. Un governo che mette mano al fisco aggravando pesantemente la pressione fiscale soprattutto sui ceti meno ricchi della popolazione, che con la spending review taglia i servizi pubblici alla gente ma non annulla l’ acquisto dei costosissimi caccia F35 e in un paese con la disoccupazione in costante aumento, così come le ore di cassa integrazione, approva la riforma del mercato del lavoro che definitivamente trasforma una repubblica fondata sul lavoro (lo dice l’ articolo 1 della costituzione, non Elio e le Storie tese nelle sue canzoni) in un mercato bestiame fatto di manodopera/manovalanza vuoto a perdere. Si prosegue affondando nella crisi: aumenta il debito pubblico, aumenta la pressione fiscale e aumenta pure la disoccupazione: e aumentano le sovvenzioni alle banche, le quali se da un lato vengono esentate e agevolate sul fisco, dall’ altra vengono sussidiate pesantemente dallo Stato in caso di crisi (vedasi Monte dei Paschi di Siena) solo per aiutare amici che hanno sbagliato speculazioni finanziarie, non per reali crisi indotte dal mercato. Tutto liberamente, tutto supportato dal governo (e dall’ opposizione uscente) tutto di prepotenza, visto che nessuno degli autori di questo genocidio di diritti del popolo sotto forma di leggi è espressione della volontà elettorale del popolo italiano. Ascolto Elio e le Storie Tese e arriva la quinta canzone del disco, “Cani e padroni di cani”: e ora tutto mi è chiaro. Veniamo dalla campagna elettorale in cui non sono stati mai espressi veri e chiari programmi elettorali (alcuni schieramenti non ne avevano, altri ne avevano ma era meglio tacerli agli elettori, per non spaventarli) ma in cui tutti (Monti, Bersani e Berlusconi) si sono fatti foto languide con cuccioli di cane: teneri, le classiche foto in cui, se non fossero politici, verrebbero bollati come “bimbiminkia”, termine che sul web identifica le persone troppo languide, intellettualmente spente e meritevoli di compatimento. Gli elettori hanno votato i cani delle foto, visto che i politici non hanno presentato mai veri e propri programmi elettorali. Elezioni, elezioni che hanno vincitori e vinti. Ovviamente il vincitore morale delle elezioni è il PDL di Silvio Berlusconi: dato per morto e spacciato alla caduta del suo governo, dopo un anno defilato e di basso profilo ritorna e con solo un paio di comparsate in televisione e con l’ acquisto di Mario Balotelli al Milan convince a ricredersi tutti i suoi nemici confermandosi la seconda coalizione italiana per peso politico, pienamente legittimata a fare sentire tutta la sua voce in politica malgrado non ci sia stato nessuno, dico nessuno suoi alleati compresi, che non ne abbia censurato la condotta e i comportamenti. Altro indiscutibile vincitore delle elezioni è il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo: un variegato e colorato esercito composto dal più disparato assortimento culturale, da alcuni ex Rifondazione Comunista usciti dalla politica dopo essere stati trombati alle precedenti elezioni, ex leghisti delusi, giovani insofferenti ma privi di idee politiche e addirittura gente proveniente dall’ estrema destra di Casa Pound. Programmi politici poco chiari e inesistenti, ma il Movimento Cinque Stelle è il catalizzatore del malcontento dei delusi della politica: malgrado alla luce dei fatti non stia portando risultati, visto che dopo un anno di governo la giunta Pizzarotti a Parma non solo non ha praticamente risolto alcun problema creato “dai vecchi partiti della vecchia politica”, ma per mantenere il disordine preesistente ha dovuto pure alzare rette degli asili nido, addizionali comunali all’ Irpef e Imu. E altro vincitore, Mario Monti, il politico non politico, colui che non ha bisogno di elezioni per essere i politica visto che il suo posto da senatore a vita Giorgio Napolitano gliel’ ha dato e nessuno glielo toglierà: come le vecchie lavatrici “Zoppas le fa e nessuno le distrugge”. Che, ammiccando a PD e PDL (contemporaneamente, disinibito e con una facilità di costumi degna della più scafata escort) riuscirà a essere l’ ago della bilancia della prossima legislatura, perchè chiunque vorrà tentare di governare avrà bisogno dei suoi voti potendo ultimare così il “lavoro” che aveva lasciato in sospeso con la caduta del suo governo tecnico: tutelare gli interessi delle banche e della grande finanza europea. E gli sconfitti: intanto la voglia di rinnovamento, rappresentata da Rivoluzione Civile: boicottata dal PD e praticamente esclusa dai programmi televisivi elettorali che non riesce a passare lo sbarramento minimo e non sarà pertanto presente in Parlamento: e l’ avere bocciato l’ unica coalizione di idee chiare, innovative e con persone nuove ed incensurate è sintomo che in Italia si sta bene con i politici che si hanno, e che se è vero, come dicono tutti, che questa politica è un letamaio, l’ italiano medio, come i maiali, ce ne sguazza dentro felice ed appagato. L’ esclusione di Rivoluzione Civile lascia fuori dal parlamento anche Antonio di Pietro e gli ex dell’ Italia dei Valori, ovvero gli unici politici intellettualmente onesti e che hanno mantenuto totalmente fede al loro programma elettorale nella legislatura uscente. Fallisce anche Oscar Giannino di Fare per fermare il declino, colpevole di non essersi fatto fotografare con un tenero cucciolo di cane e di aver millantato lauree inesistenti: sconfitta preventivabile, perchè tra economisti liberisti per furbizia e interessi personali (sostanzialmente la politica economica attuata da sempre dal PDL) e liberisti “chirurgici” dell’ area Monti, ovvero coloro che perseguono inesorabilmente i loro interessi senza preoccuparsi dei costi sociali per il popolo, l’ ennesimo liberista, questa volta vestito in maniera folkloristica e stravagante, non serviva proprio a nulla e a nessuno. Ma il vero perdente di queste elezioni è, forse, il politico più fallimentare e sprovveduto della storia della Repubblica Italiana, Pier Luigi Bersani. Alla caduta del governo Berlusconi a novembre 2011, aveva in mano l’ asso di briscola: la possibilità di fare cadere il governo non essendoci un’ alternativa con i numeri per poter governare, andando al voto anticipato con la Lega indagata per l’ uso allegro dei rimborsi elettorali, un PDL con un leader fuggito per evitare il linciaggio e con gli altri potenziali concorrenti ancora troppo acerbi e disorganizzati per poter impensierire e conseguire quindi una schiacciante vittoria elettorale. E invece, probabilmente pressato da chi, nella camera dei bottoni dell’ altra finanza era già a conoscenza di quanto successo al Monte dei Paschi di Siena e minacciava di tirare fuori tutta la verità, il Pier Luigi nazionale decise di rendere il suo (e il nostro) 2012 un anno veramente bisestile. Approva l’ inimmaginabile, come la riforma Fornero, le norme di legge che recepiscono il “Fiscal Compact”, che di fatto toglie allo stato italiano il potere di gestire in autonomia fisco e politiche economiche, i rincari su Imu, Iva e accise sui carburanti in un paese che ormai è il primo produttore mondiale di disoccupati ma di cui nessuno se ne da preoccupazione. Che, da bravo piacentino nato nel comune di Bettola, è tra coloro che votano a favore del decreto nr. 174 del 10 ottobre 2012, ovvero il decreto che impone ai terremotati dell’ Emilia, che non hanno praticamente ricevuto alcun aiuto di stato per i danni subiti, il pagamento immediato dei sei mesi di imposte e contributi sospesi tutti in un unica scadenza al 16 dicembre 2012: cornuti, mazziati, abbandonati a se stessi e salassati dallo Stato, che da poco ma tutto pretende, presto, sempre e comunque. Che, votando e supportando SEMPRE il governo Monti ha smentito le proprie intenzioni, le proprie ideologie politiche, smettendo di fatto di essere un partito progressista e democratico: per inciso, il governo Monti è caduto non per mano, ironia della sorte, degli ex comunisti ma per il voto di sfiducia del PDL. Un anno che ha profondamente sdegnato tutta la base di sinistra, quella che era la vera forza del partito. Colui che, in vista delle elezioni, organizza delle elezioni primarie – farsa prive di reali programmi ma utili solo per portare nelle casse del partito 2 euro ogni elettore partecipante, quindi 8 milioni di euro esentasse nelle casse del partito. Che in campagna elettorale, in maniera bulgara e infame, provvede a far silurare Antonio di Pietro dalla trasmissione di famiglia “Report” e che provvede in ogni maniera a far oscurare la presenza televisiva di Rivoluzione Civile, rendendolo il partito meno presente nelle tribune elettorali. E che, anzichè proporre le idee forti di un partito che cerca la vittoria, provvede a tessere alleanze strategiche con l’ UDC di Pierferdinando Casini e la lista di Mario Monti, nel caso di vittoria non schiacciante alle elezioni: e chi parte ammettendosi già come potenziale non vincente, non vincerà mai. E così, dopo un anno solo ma vissuto malamente e pericolosamente, va alle elezioni: vittoria di coalizione, ma come partito risultati scarsi (27,43% al Senato e 25,42% alla Camera dei Deputati), avendo di fatto mantenuto poco più dei voti degli ultraquarantenni già elettori del vecchio Partito Comunista Italiano che non hanno avuto il coraggio di abbandonare il figlio illegittimo del loro ex partito. Ma con una condotta politica che ha convinto gli insofferenti del PDL che, seppur a malincuore, era meglio continuare a votare Berlusconi che tentare di dare fiducia al Partito Democratico, questo partito (poco) democratico. E, che causa questo annus horribilis, tutti gli insofferenti alla vecchia politica sono stati indotti a votare Beppe Grillo che, non si sa quanto durerà visti i programmi (pochi) e l’ eterogeneità (troppa) del suo movimento, ma intanto incassa una vittoria schiacciante, avendo eroso voti alla Lega, a parte del vecchio schieramento berlusconiano e anche avendo dissuaso gli indecisi a votare per il PD. E, da bravo Caino, ha provveduto a firmare la definitiva estinzione della sinistra in Italia, avendo boicottato in ogni maniera Rivoluzione Civile che non passando lo sbarramento minimo per accedere al parlamento non entra in politica. Praticamente Pier Luigi Bersani è stato il migliore amico di tutti coloro che sarebbero dovuti essere i suoi antagonisti politici, non essendoci stato avversario che non abbia tratto vantaggio dalla sua condotta politica confusa e improduttiva. E’ finito il CD di Elio e le Storie Tese, ed è ora di cena: meglio così, basta parlare di politica per oggi, visto che queste elezioni già solo dopo un giorno la pubblicazione dei risultati definitivi ci hanno già deluso tutti. Gli uomini (e i politici) sono bugiardi, mentre i numeri sono sempre sinceri: e quindi, ogni venti persone che conoscete, cinque hanno votato Berlusconi, cinque hanno votato Beppe Grillo e due hanno votato Mario Monti; teniamolo presente, almeno per i prossimi cinque anni.