IL FASCISMO ZUCCHERINO.

IL FASCISMO ZUCCHERINO.

Uno dei fenomeni più in voga di questo periodo è il revisionismo storico, ovvero il voler recuperare periodi storici bui attribuendo loro momenti di gloria e una buona condotta che storici in malafede, a suo tempo, avevano voluto negare. Torna di moda alla grande il fascismo: molte pagine su Facebook inneggiano al ventennio fascista, momento in cui l’ Italia, dicono,  aveva assunto il suo massimo splendore, aveva una politica sociale e a detta loro poteva essere orgogliosa della sua identità nazionale. Vari movimento sociali e politici (quello più noto è Casa Pound) fanno proselitismo, sostenendo che una certa dottrina sociale sia l’ unica che tributi dignitoso rispetto al popolo italiano. E uno dei personaggi di punta del nuovo che avanza (il Movimento Cinque Stelle), la capogruppo alla Camera dei Deputati Roberta Lombardi ebbe modo di esprimere sul suo blog personale un suo acuto pensiero: “Se parliamo delle ideologie, penso all’episodio recente di “Grillo che apre a Casapound”. Prima questione: qualcuno mi dice, finchè esistono loro il fascismo non sarà morto, quindi non mi dire che questa ideologia non rappresenta una minaccia presente. Da quello che conosco di Casapound, del fascismo hanno conservato solo la parte folcloristica (se vogliamo dire così), razzista e sprangaiola. Che non comprende l’ideologia del fascismo, che prima che degenerasse aveva una dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia. Quindi come si vede Casapound non è il fascismo ma una parte del fascismo. E quindi solo in parte riconducibile ad esso. Seconda questione, e questo per me è il punto fondamentale, sono 30 anni che fascismo e comunismo in Italia non esistono più. Invocarne lo spettro a targhe alterne è l’ennesimo tentativo di distrazione di massa: ti agito davanti il noto spauracchio perché voglio far leva sulle tue paure per portarti dalla mia parte. Non sono i fascisti o i comunisti che ci hanno impoverito, tolto i diritti, precarizzato l’esistenza, reso un incubo il pensiero del futuro.” Anche se può sembrare dispersivo, voglio riportare il testo integrale per evitare che si pensi si voglia speculare sulle parole e non sul contenuto. Casa Pound = Folklore = manganello e xenofobia (e io che credevo che folkloristiche fossero le sagre paesane in costume o le rievocazioni medievali) Fascismo = dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo, un altissimo senso dello stato e la tutela della famiglia: ovvio, i fascisti procreano bambini e i comunisti li mangiano come dicono in tanti. Andiamo a ricostruire un po’ le vicende di questo movimento, bello e positivo ma solo prima che degenerasse, sostiene la Lombardi. L’ essere vecchio (quasi quarantasei primavere sulle spalle) mi ha permesso in gioventù di sentire le vere campane che suonavano: a vent’ anni (ovvero anni 1980/1990) erano ancora molti gli anziani che avevano vissuto il ventennio fascista, molti come partigiani e qualcuno (davvero) anche come repubblichino. E io adoravo ascoltarli, perchè il periodo tra le due guerre mondiali, con l’ esplosione industriale statunitense e il totalitarismo delle dittature in Europa è un momento storico che ho sempre studiato con estremo interesse e passione. “Il fascismo nacque buono e poi degenerò”: sbagliato, il fascismo nacque degenere e solo dopo si civilizzo (?). La sua nascita è databile il 23 marzo 1919 quando, presso la sala riunioni del Circolo dell’Alleanza Industriale in piazza San Sepolcro a Milano vennero costituiti i Fasci Italiani di Combattimento, formazione paramilitare che costituì la base operativa del movimento. Quella che marciò su Roma nel 1922, formazione che aveva il compito di divulgare l’ ideologia e di garantire il potere territoriale del movimento. Con tutti i mezzi, compreso manganello ed olio di ricino dovevano imporre il rispetto col terrore, avendo cura di zittire o ricondurre a comportamenti “corretti” gli oppositori del regime. Giacomo Matteotti venne ucciso il 10 giugno 1924 da una “squadraccia” di membri del partito: il 1924, ovvero prima ancora che il fascismo assumesse la figura di partito politico e il ruolo di padrone unico della politica italiana. Forse, la crescita politica del movimento ebbe modo di civilizzarlo: con Mussolini al governo calarono drasticamente gli omicidi degli oppositori politici, avendo ora i mezzi idonei per incarcerarli, tradurli al confino (ovvero esiliarli forzosamente in provincie lontane dove non potessero fare proselitismo) o indurli all’ esilio volontario, visto che la storia insegna che una parte consistente dell’ opposizione politica che portò poi alla Resistenza partigiana venne condotta dall’ estero e principalmente dalla Francia, paese che aveva accolto gli oppositori al regime. “Se non c’ era il fascismo col cavolo che vedevi la pensione”: il primo abbozzo di pensione venne introdotto dal quarto governo Giolitti, che dispose la nazionalizzazione delle assicurazioni sulla vita, prima  tutela legale ed economica sugli infortuni sul lavoro e sulla perdita di capacità lavorativa per anzianità (anni 1911-1914): poi sicuramente il governo fascista raffinò il tutto, ma portando ad applicazione una riforma attuata e pensata da altri. “Prima del fascismo si lavorava come degli schiavi”:  la limitazione all’ orario di lavoro (12 ore massime giornaliere) e minorile (divieto di adibire al lavoro fanciulli di età inferiore ai 12 anni) sono figli del terzo governo Giolitti. E la prima legge che imponeva limiti sull’ orario di lavoro fu il Regio decreto 15 marzo 1923 nr. 692 attivo ed efficace fino al 2001,  che venne introdotto e disciplinato prima della salita al potere del Fascismo. “Se non c’ era il fascismo le donne non votavano “: verissimo, davvero, e per questo vado a riepilogare: La prima volta che una donna vide una scheda elettorale fu il 2 giugno 1946, in occasione del referendum per la scelta monarchia – repubblica, non prima. Per cui diamo a Cesare quello che è di Cesare e non diamo al fascismo meriti che non merita. “Benito Mussolini è quello che ha industrializzato e infrastrutturato l’ Italia”: vero, anche se tante opere erano già state progettate e previste in precedenza ma non attuate solo perchè l’ unità d’ Italia, recente in quanto risalente al 1861 impose all’ allora governo misure più immediate (unificazione monetaria, uniformazione delle discipline fiscali, ristrutturazione dell’ amministrazione statale e del nuovo esercito dell’ Italia unita) e, solo concluso tutto il processo (di cui Giolitti fu il vero unico protagonista), si poterono attuare le altre misure necessarie allo sviluppo economico. “Benito Mussolini fu quello che introdusse il fisco equo”: errore anche in questo caso, visto che il criterio di progressività di imposta (ovvero tasse basse ai redditi bassi e tasse alte in maniera più che proporzionale per i redditi più agiati) venne introdotta dal 5° governo Giolitti,nel 1920 Qualcosa di buono Benito Mussolini lo fece, non mi sento di escluderlo: ma la teoria dei grandi numeri asserisce che in un altissimo numero di tentativi, anche il peggior elemento riesce a combinare qualcosa di buono. Benito Mussolini resse il potere dal 23 marzo 1919 (costituzione delle sue milizie paramilitari) al 28 aprile 1945 quando venne giustiziato a Giulino di Mezzegra in provincia di Como: 26 lunghi anni, in cui per mantenere il potere e il governo non si poteva non avere qualche intuizione produttiva e positiva. Soprattutto se si voleva competere con la potenza leader industriale ed economica in Europa (la Germania nazista) con l’ intenzione di mantenere una politica coloniale all’ estero in vista di una discesa in guerra già decisa col discorso di Milano del 1° novembre 1936. Benito Mussolini e il fascismo non ebbero meriti, la storia lo dice. E comunque non potranno mai avere meriti chi ha condotto l’ Italia in guerra, una guerra che tra militari mandati allo sbaraglio nelle disfatte in Russia e in conflitti (Grecia, Jugoslavia) dove solo l’ intervento nazista ci evitò una sanguinosa sconfitta, contammo a cifre ufficiali (Joseph V. O’Brien, Dipartimento di Storia – John Jay College of Criminal Justice)  313’000 militari morti, dove grazie alle leggi razziali e alla persecuzione dell’ opposizione politica uccidemmo 130’000 civili nostri connazionali, complessivamente pari a quasi l’ 1,5% della popolazione nazionale censita all’ anagrafe dei residenti. Anche i pedofili e i criminali lasciano l’ 8 per mille dell’ Irpef in beneficenza, ma non basta questo a riabilitarli moralmente dai loro crimini.