ZEFFIRELLI E LA BELLEZZA DELLA SUA FIRENZE SALVATA

ZEFFIRELLI E LA BELLEZZA DELLA SUA FIRENZE SALVATA

Lui, che era il cultore della bellezza, amico di Maria Callas, lui che disegnava costumi e scenografie per la magnificenza dell’opera lirica, non ebbe dubbi. E si precipitò verso la bruttezza. Verso l’orrore. Con la cinepresa, via verso quel mare viscido di sporco, di nafta, di fango, di rami d’albero e auto alla deriva, verso quel ribollire dantesco che aveva coperto il volto bellissimo di Firenze. Franco Zeffirelli, come un reporter, come un giornalista, andò a documentare. Aprì i suoi occhi e aprì quelli del mondo, su una Firenze sfigurata, devastata dall’Alluvione del 4 novembre 1966. Il suo film lo chiamò, semplicemente, “Per Firenze”. Scoprì, nel volto della città, una bellezza tragica, come quella della protagonista di un’opera col trucco disfatto dal pianto. La ritrovò bella e umiliata, Firenze, sotto il diluvio di bruttezza che aveva cancellato opere d’arte, monumenti, strade, vite umane. Zeffirelli aveva quarantatré anni, all’epoca. Aveva studiato all’Istituto d’arte di Porta Romana a Firenze, era stato assistente di Luchino Visconti, aveva già curato la regia di opere liriche, aveva diretto un film. Ma quell’atto d’amore alla città che lo aveva cresciuto fu il suo più importante biglietto da visita nel mondo. Per recitare il commento scelse la voce di una grande star internazionale, con cui stava lavorando in quel momento sul set de “La bisbetica domata”. L’attore gallese Richard Burton non parlava bene l’italiano, ma si sentiva che parlava col cuore. E quello sforzo, la sua sobrietà drammatica, furono il valore aggiunto del film. “Voi perdonerete il mio italiano”, diceva Burton. “Ma sono qui per dirvi che Firenze ha bisogno dell’aiuto di tutti, perché Firenze appartiene al mondo, quindi è anche la mia città”. E questo fu il messaggio che passò in tutto il mondo. Dopo il grido di John Fitzgerald Kenney – “Ich bin ein Berliner”, nella Berlino divisa – un’altra città diventò patria di tutto il mondo: Firenze. Tutti si sentirono fiorentini. E a milioni, da tutto il mondo, mandarono aiuti. Molti vennero. A disseppellire cose e opere d’arte, a salvare libri e pale d’altare. Venivano da tutta Europa, dagli Stati Uniti, da tutto il mondo. Erano gli angeli del fango, di cui ancora oggi si parla. Fra loro, c’era anche un giovanissimo Francesco De Gregori. Grazie al film di Zeffirelli, in tanti divennero “cittadini di Firenze”. Firenze fu la capitale straziata del mondo. Fra gli appelli che nel film comparivano, anche quello di Edward Kennedy. E gli aiuti, anche economici, giunsero da ogni angolo del pianeta, anche oltre la cortina di ferro. Per un attimo, la Guerra fredda smise di esistere.