PAGHIAMO (POCO)I POVERI PER TENERSI I POVERI

PAGHIAMO (POCO)I POVERI PER TENERSI I POVERI

Paghiamo i poveri perché si tengano i poveri. Questa è la sostanza che emerge dai dati diffusi nella giornata mondiale del rifugiato. Dati che però devono essere interpretati per capire, fuori dalla retorica, quello che accade davvero. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) il numero delle persone in fuga da guerre, carestie o povertà sono oltre 70 milioni, il doppio rispetto a vent’anni fa. La direttrice migratoria principale è “poor to poor”, da paesi poveri a paesi poveri, nell’83% dei casi.In media gli stati ad alto reddito accolgono 2,7 persone ogni mille abitanti, quelli a reddito medio o medio-basso più del doppio, 5,8. Lo scorso anno solo il 16% dei rifugiati sono stati accolti in paesi di regioni sviluppate.Le destinazioni principali di chi è costretto a lasciare la propria casa sono gli stati confinanti. Quattro su cinque vivono in paesi adiacenti a quello di origine. Così gli stati che occupano le prime tre posizioni della classifica per numero di rifugiati in termini assoluti (Turchia 3,7 milioni; Pakistan 1,4 milioni; Uganda 1,2 milioni) confinano con i primi tre da cui le persone scappano (Siria 6,7 milioni; Afghanistan 2,7 milioni; Sud Sudan 2,3 milioni).Quello che non viene detto è che l’Unione europea paga la Turchia _ un accordo da sei miliardi di euro _ per tenersi gli oltre tre milioni di profughi siriani. Non abbiamo bisogno di alzare muri e piantare filo spinato, basta pagare. E’ quello che del resto facevamo con la Libia di Gheddafi e abbiamo tentato di replicare con gli inaffidabili governi di Tripoli sostenuti dalle milizie che fanno soldi con il traffico dei migranti. Il risultato è che ovviamente Erdogan, pagato da noi per fare il guardiano, dice qualunque stupidaggine e nessuno in Europa lo contrasta, insomma abbiamo consegnato al “reìss” turco un’arma di ricatto.Ma veniamo alle rotte africane dei migranti. Se in Italia c’è stato un crollo degli arrivi (da 180mila migranti presenti nel 2017 si è passati a 113mila) lo dobbiamo all’apparato militare ed economico dell’Unione europea in Niger, da dove passavano i principali flussi dei migranti africani.Il Niger, che confina con Algeria e Libia, ha un ruolo centrale nella strategia europea. Dopo la caduta di Gheddafi in Libia nel 2011, da Agadez passavano 400-500 mila migranti l’anno, un traffico fondamentale per l’economia locale. Ma il Niger, uno dei Paesi più poveri del mondo non poteva resistere all’Europa che ha mandato contingenti di militari e poliziotti e soprattutto ha versato al governo di Niamey 266 milioni di euro in tre anni. Neppure tanto. Ma come dice un proverbio locale: “quando sei in fondo a un pozzo prendi tutto quello che viene dall’alto, anche un serpente”.Per l’Europa questa politica è stata un successo. Abbiamo interrotto una delle rotte dei flussi migratori con quattro soldi, molti di meno di quelli dati a Erdogan. Anzi il traffico si è invertito: sono molti di più quelli che fuggono in direzione opposta, dalla Libia, per sfuggire ai maltrattamenti, che adesso vanno adesso nei campi profughi dell’Unhcr allestiti ad Agadez. E quelli che prima facevano i “passeur” adesso danno la caccia ai clandestini per conto dell’Unione europea, cioè per conto nostro. Il tutto in maniera “pulita”, regolare. Abbiamo subappaltato i poveri ad altri poveri.