MICHAEL JACKSON, IL BAMBINO SOGNATORE E RIBELLE CHE È IN TUTTI NOI

MICHAEL JACKSON,  IL BAMBINO SOGNATORE E RIBELLE CHE È IN TUTTI NOI

DI CLAUDIA SABAIl 25 giugno 2009, alle ore 14.44 di Los Angeles (23.44 italiane) arriva la notizia della morte di Michael Jackson.In quel momento organizzavo la festa di compleanno a sorpresa per mia figlia.Mi sono seduta di schianto sul divano e ho pianto.Michael rappresentava una parte della mia vita.Un pezzo di storia complicato da cui, la sua musica, era riuscita per un po’ ad allontanarmi.Non ho mai visto lui come uomo ma come artista con la A maiuscola.E quando si parla di artista l’uomo va messo in secondo piano.Non ho mai creduto alle voci che parlavano di lui come un pedofilo.Chi parla la lingua dell’amore non può raccontare altro.Fino a quel momento lo avevo sempre considerato un bravo artista, tanto da entrarmi dentro e lenire tutte le mie ansie.E in quel preciso momento realizzavo la perdita del più “grande” in assoluto.La perdita di sensazioni che nessuno avrebbe più saputo darmi quanto lui.Uno di famiglia.Qualcuno che sapeva parlare d’amore al mondo intero.E non parlo dell’amore tra uomo e donna, tra mamma e figlio.No. Parlo dell’amore universale, l’amore in grado di infiammare e unire i popoli rispettando le diversità di ognuno.La sua infanzia travagliata mi aveva sempre turbata e dopo la sua morte ho voluto conoscere più a fondo la sua storia.Ho iniziato a studiare cercando di capire di più la sua vita.La sua adolescenza, i suoi traumi, le vicissitudini familiari.Le sue fragilità.Che non aveva mai nascosto.Le metteva a nudo raccontandole a chiunque l’ascoltasse.Forse per questo era tanto amato.E ho scoperto un altro Michael.Il Michael bambino, adolescente, adulto.Un eterno Peter Pan.Un sognatore in grado di far sognare il mondo.Con l’entusiasmo dei bambini, unici nel rappresentare i momenti intensi della vita.Quel giorno di dieci anni fa, è morto un mito.Un artista a tutto tondo, il bambino sognatore e ribelle che è dentro ognuno di noi.Che aveva messo in piazza la sua vita attraverso la musica, i passi e persino le sue fragilità con un sorriso.È vissuto con le sue debolezze, le stesse che lo hanno portato alla morte.Per due giorni ho ascoltato la sua musica e guardato i suoi concerti, la danza, i suoi passi leggeri ed eleganti.Con la convinzione che nessuno avrebbe parlato più al mondo con la stessa sua delicatezza.In tanti anni, la musica, non ci ha più regalato nessuno con il suo charme.“Se vieni al mondo sapendo di essere amato e lo lasci sapendo la stessa cosa, allora tutto ciò che nel frattempo è accaduto, ne sarà valsa la pena”, soleva cantare Michael in una delle sue canzoni.Lui ci ha regalato tanto e quel tanto è più emozionante oggi di allora.