I TREMORI DELLA MERKEL. UNA QUESTIONE INTERNAZIONALE CHE CI RIGUARDA
E due! Durante una cerimonia ufficiale col presidente della repubblica Steinmaier, Angela Merkel ha accusato nuovi improvvisi tremori.Come giorni fa, durante la visita del presidente ucraino Zelenski. Con una sola , ma rilevante differenza, dal punto di vista medico. Giorni fa la cerimonia era all’aperto e si poteva accusare il caldo e la disitratazione. Ragione per la quale, basta un bicchier d’acqua e tutto passa. Questa volta si era al chiuso e in questi casi l’aria condizionata non manca mai. A dirla poi tutta Angela ha pure rifiutato l’ormai consueto e taumaturgico bicchier d’acqua. Categorica e immediata la obbligatoria prognosi ufficiale. Niente di grave. La cancelliera parteciperà al G20. Più difficoltosa la diagnosi. Ignota la terapia. Sono questi i giorni della transizione. Angela sta sganciandosi dal ruolo di leadership ricoperto ufficialmente in Germania e ufficiosamente nella Ue. Ma la transizione non appare semplice. A Berlino una vice tutta da costruire e i partiti rampanti che possono sostituirsi alla Cdu ancora da sperimentare (ci riferiamo in particolar modo ai verdi). A Bruxelles peggio che andar di notte. Perché in questo caso il delfino sarebbe pronto, ma si tratta di quel Macron che se non viaggiasse con l’Armée a portata di cellulare e la bomba atomica come promemoria per gli interlocutori non ne azzeccherebbe due di fila. Troppo facile il gioco di parole. Trema lei, ma anche la Germania e pure l’Europa. Scongiuri a parte, che le possiamo concedere, restano effettivamente da definire scenari al momento incerti nei quali, forse, lei rappresentava uno degli elementi di maggiore stabilità (tutto è relativo). Lasciamo perdere Berlino e limitiamoci alla Ue e a quanto più ci riguarda. Questione migranti: sistemati un bel po’ di siriani in casa propria, facendoci una sua dignitosa figura e delegando Erdogan a stoppare la rotta balcanica a suon di euro, la Merkel poteva permettersi l’immagine della moderata disposta ad ascoltare le ragioni di tutti. Che poi all’ascolto seguisse qualcosa di concrto è un altro discorso, ma almeno come tale si presentava. Rapporti con Usa e Russia: se è vero che Trump e Putin hanno l’interesse a spaccare la Ue questo potrebbe diventare per loro un momento propizio. In assenza un bostik marchiato Angela pare non si trovi di meglio in giro. Sovranisti dappertutto, anche sotto mentite spoglie, come quelle dei parigini. Questione finanze e debito: è quella che ci interessa di più. Fino a ieri pareva che, mettendo a capo del parlamento europeo il compagno di partito Weber, si potessero quanto meno moderare gli appetiti dei falchi della Bundesbank, vogliosi di prendere invece il posto di Draghi alla Bce, con l’ammazza-Italia Weidmann. Ma se Weber non la spunta? Già si facevano altri nomi a caso ad indicare una candidatura vacillante. Se saltasse lui, chi ci salverebbe dai falchi della finanza, nel gioco dei quattro cantoni che ne seguirebbe, nel quale come Italia contiamo meno che zero? Per il momento tiriamo avanti e tocchiamo ferro. Con la leadership della cancelliera le cose per noi non andavano certo bene, ma il peggio è sempre in agguato. Non solo per la sua persona fisica.
