IL LINGUAGGIO VISIVO E L’EVOLUZIONE DELL’USO DELLE IMMAGINI
Se si potesse fare uno studio sull’uso delle immagini dentro i social network si scoprirebbe che si postano foto diverse rispetto a qualche anno fa. Vedo sempre più persone che utilizzano immagini, proprie o di altri, che mostrano la solitudine, il silenzio, la meditazione, i luoghi distanti. Controluce rarefatti, dettagli isolati, assenze più che presenze. Siamo arrivati a un limite? Il rumore del mondo ci sta piegando? Abbiamo bisogno di strade bianche e non delle strade asfaltate del mondo digitale?C’è una storia che mi ha sempre colpito. Nel mese di ottobre del 1913 Carl Gustav Jung viaggiava su un treno che da Zurigo portava alla cittadina di Schaffhausen. All’imbocco di una delle tante gallerie di quella linea ferroviaria ha quasi un trance, perde di fatto conoscenza. Racconta Jung: «sono tornato in me soltanto un’ora dopo. Nell’intervallo avevo avuto un’allucinazione, una fantasia. Mentre guardavo la carta d’Europa vidi il mare sommergerla tutta, un paese dopo l’altro…». In quel tempo, aggiunge Jung, tutti i suoi pazienti facevano sogni simili, come presagissero qualcosa, in quel caso l’inizio della prima guerra mondiale.Ho sempre pensato che i social network siano prima di tutto una sorta di inconscio collettivo. Forse ci ho fatto caso soltanto io, ma sarebbe interessante capire perché tutti hanno bisogno di attese e di silenzio, hanno bisogno di spegnere il vociare del mondo. Aveva ragione Federico Fellini quando diceva: «Eppure io credo che se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire».
