CIAO ANDREA NARRATORE E NONNO DI TUTTI
Era un giorno di febbraio, a Berlino, sarà stato il 1987, c’era ancora il Muro, per dire. Il mio amico Karsten, giornalista, uno che sapeva tutte le cose che io non sapevo ancora, mi chiese di aiutarlo a chiamare un certo “Antrea Kamilèri”. Trentadue anni fa. Io non avevo mai sentito parlare di lui, lui – in Germania – sì. E voleva fare un’intervista per Die Welt, mi pare, un grande giornale tedesco. Così, fui io a chiamare quel numero di Roma, in un pomeriggio gelido di neve a Berlino. E fui io a fargli le domande, anche se me le suggeriva Karsten. E fu così che conobbi Camilleri. Pensavo che questo signore conosciuto in Germania e non in Italia fosse uno scrittore da esportazione, di quelli che piacciono ai tedeschi, magari per motivi loro. E invece scoprii una persona gentile, attenta, ricca di parole e di racconti. E scoprii che aveva lavorato, tanti anni prima, alla mia serie televisiva preferita, quella del commissario Maigret interpretato da Gino Cervi. Poi è venuta la valanga della sua fama, e si è sempre diffidenti verso la fama: come se i best seller fossero costruiti per vendere, e basta. Invece, avevo avuto la fortuna di capire che dietro c’era una persona vera. E che dietro Montalbano c’era anche Maigret, così l’ho amato anche di più. Molti anni dopo, era il 2010, frequentai una ragazza che non poteva vivere senza il lunedì sera davanti alla tv. A vedere Montalbano. E allora, iniziai a vivere con lei questo rito: vedere i telefilm di Montalbano, seguire il loro ritmo, amare i personaggi che apparivano anche per pochi minuti. Quella commedia umana che sono gli episodi di Montalbano. Poi la ragazza l’ho perduta, ma l’abitudine ad amare quei lunedì, a far scorrere il tempo della sera con il tempo dell’inchiesta, non l’ho perduto. Poi il mio mestiere mi ha portato a parlare a lungo, e ad essere amico, di Francsco Bruni, lo sceneggiatore del Montalbano televisivo, a camminare con Luca Zingaretti, a conoscere Mimì Augiello e la sua storia di vita. La voce di Camilleri, invece, l’ho sentita solo in tv, in un bel documentario affettuoso con Teresa Mannino che andava a trovarlo a casa, o in quel film di animazione passato a Cannes, “La discesa degli orsi in Sicilia”, in cui Camilleri si presta a fare da narratore, cantastorie, nonno di tutti. L’ho amata tanto, quella voce, e ho amato il suo coraggio di schierarsi, di dire sempre cose semplici e vere. Speriamo che tu mi abbia insegnato qualcosa, nonno Andrea.E intanto ti ringrazio, per quella intervista di 32 anni fa, in cui parlai con te senza conoscerti ancora.
