BEYNEU UNA CITTÀ PIENA DI SABBIA E POLVERE
Mi sono appena tagliato le gambe con una birra. Per cui se a un certo punto – presto – vedrete dei vocaboli incomprensibili è il cellulare su cui scrivo che mi sarà caduto in faccia. D’altra parte solo una birra è in grado di garantirmi il sonno sulle molle sgangherate e parlanti del trestelluto Hotel Beyneu che, come già mi insegnate, sta a Beyneu. Sono arrivato qui dopo cinquecentocinquanta chilometri di strada, partendo da Nukus stamane alle 7,30. Una strada in gran parte dura e impegnativa, non ci si.poteva distrarre un attimo. Ma almeno – scusate, crampetto alla mano – almeno non ho sofferto troppo il caldo, perché dalla parte del Caspio si è alzato un muro nero di tempesta da spaventare persino I cammelli. Come è un cammello spaventato? Prendete un foglietto, fate disegnare un cammello spaventato a vostro figlio o nipote e lo capirete subito. Comunque è venuta bufera e sono incominciate a cadere certe sbarre di fulmini dal cielo che sembrava un cancello, oppure sembrava quel film del grande colpo al Topkapi con Rossana Podestà (scusate, io sono datato) in cui I ladri dovevano raggiungere il diamante senza toccare il reticolo di raggi laser, sennò suonava tutto. Oggi il ladro ero io in mezzo ai fulmini e il bottino è questo letto scassato a tre stelle. La strada mi ha fatto incontrare anche tre motociclisti svizzeri presso un punto di ristoro nel nulla pieno di adesivi lasciati da chi c’è arrivato, manco fosse il K2. Io ho staccato l’adesivo del mitico Motoclub Zagarolo dalla mia moto e l’ho messo lì in bella vista. Ragazzi me dovete ‘na cena, e un adesivo. Poi uno degli svizzeri mi ha chiesto di che anno era la mia moto. Gli ho detto 1992. Lui mi ha risposto: quando sono nato io! Al che ho capito che non era posto per me e sono tipartito. Dopo tante tribolazioni ho poi avuto il piacere di passare una frontiera in uscita e una in entrata, con.la variante che i kazaki mi stavano per fare entrsre in Uzbechistan da cui uscivo. Insomma un casino. E vi risparmio il colloquio in inglese con la coppia piemontese. Insomma, note di viaggio. Ma ora sono qui in una città piena di sabbia e di polvere, ed è una bella soddisfazione. E grazie alla birra bevuta presso il silenziosissimo Karaoke kafe me la dormo. Una parola per Bice: fantastica.
