IL TRENTINO, DOVE LA CULTURA DIVENTA ACCOGLIENZA

IL TRENTINO, DOVE LA CULTURA DIVENTA ACCOGLIENZA

La Comunità della Valsugana si sta facendo notare per la ricca offerta di festival letterari, mostre ed eventi, capaci di coniugare la cultura con il turismo e il sociale. Abbiamo così deciso di incontrare Alberto Frisanco, giovane assessore alle Politiche Sociali, per comprendere meglio la filosofia di questa scelta. «Stiamo assistendo», spiega Frisanco, «ad un lento quanto apparentemente irrefrenabile disinteresse verso la cultura. Lo vediamo nella scuola, con gli abbandoni scolastici, nella società, dove grazie anche alle nuove tecnologie chiunque può dire qualunque cosa, nella politica, dove i dibattiti si concentrano nella polemica fine a se stessa. La cultura richiede investimenti e lunghi tempi di maturazione, ma sopratutto persone capaci che, con grande passione e sacrificio, si facciano carico di progetti complessi. Farlo in contesti non noti e non blasonati, è una sfida particolarmente difficile, ma noi ci crediamo e piano piano stiamo avendo buoni frutti.» Accanto a quello culturale, il Comune di Levico in particolare si distingue per il sodalizio con l’Alzheimer Fest, la geniale invenzione di Michele Farina, che l’anno scorso si è tenuto, con grande successo, proprio qui: è vero che le disabilità e l’accoglienza possono essere forme di sviluppo turistico? «Assolutamente sì. La sfida del prossimo futuro sarà proprio legata ad una nuova interpretazione dell’accoglienza, rivolta da una parte ad un dato demografico che ci vede sempre più anziani, dall’altro a delle tendenze di turismo fortemente legato al benessere, alla natura ed alla qualità dei servizi. Alcuni territori sono particolarmente vocati per tradizione, per il clima e l’ambiente che li circonda, ad un turismo rivolto a categorie che richiedono servizi mirati, percorsi accessibili, climi ne troppo freddi ne troppo caldi. Levico fin dai tempi degli Asburgo è luogo di cura oltre che soggiorno; pensiamo semplicemente alle Terme di Vetriolo che sono fra le più alte d’Europa. Naturalmente per offrire servizi di questo tipo diventa fondamentale creare dei percorsi che non possono fermarsi nel territorio del solo comune di Levico, ma dovranno diventare proposta territoriale estesa, un percorso turistico-sanitario di tipo distrettuale.» Accanto a te ci sono alcune realtà chiave del successo di queste iniziative, come la stessa Comunità dell’AltaValsugana e personaggi come la libraia Lisa Orlandi. Quanto conta il lavoro di gruppo, e che obiettivi/novità vi siete prefissi per il futuro? «La passione e la competenza di alcune persone, è la legna che alimenta il fuoco dei progetti. Gli enti pubblici possono trovare gli investimenti, a volte riuscire a mettere in relazione alcune realtà ed esperienze, in pratica ci limitiamo a soffiare un po’ su questo fuoco, ma senza persone come Lisa Orlandi, Michele Farina, Luisa Moser per citarne solo alcuni verrebbe a mancare la principale fonte di energia. La grande sfida, all’interno di queste dimensioni di “dono”, non è tanto il lavoro di gruppo, comunque fondamentale, ma il riuscire a fare sistema, creare buone pratiche, proporre nuovi modelli; in pratica trasferire in una dimensione collettiva ciò che è nato dall’individuo. Coinvolgere le nuove generazioni all’interno di dibattiti, quale appunto quello legato al tema dell’Alzheimer, permetterà loro di trovarsi preparati e noi capiti.» Il Trentino, insomma, non è solo orsi in fuga, e la sua gente esprime prima di tutto una profonda verità: il segreto del successo sta nell’amore per quello che si fa.