HO VISTO UN FILM DEGLI ANNI 70
Ho rivisto un film degli anni ’70.I froci venivano proprio esibiti, per poterci fare battute becere, volgari, ridanciane.Le donne venivano picchiate, uno schiaffo era come niente, al meno erano insultate, «Zitta, mignotta!», le donne sono sempre state *troie* per definizione, il maschilista gode nello specificare «tutte troie escluse la mamma e le sorelle», e l’altro maschilista gli dà di gomito, conferma.I pochi neri erano neri (e alle scimmie gli sceneggiatori tributavano maggiore dignità).Si fumava ovunque, sugli autobus, nei tribunali, in ospedale.L’ambiente era, semplicemente, devastato.Poi qualcosa è migliorato, siamo incredibilmente diventati più civili, ma questo – ahi che contrasto, a rivederlo oggi, quel film – è il momento storico dell’altra Italia, che è sempre esistita, più provinciale, chiusa, granitica su certe posizioni, che ha la propria rivincita nella lotta a quello che viene chiamato «politicamente corretto», che invece è soltanto civiltà.«Chiamare le cose con il loro nome», dicono, poter chiamare «culattone», «frocio», «checca» un omosessuale, schiaffeggiare le donne perché «a loro piace», «son tutte troie», dire «ne*ri» e non neri, «perché sono ne*ri», ricordo Funari che disse una frase simile a «Se uno è stronzo je devi di’ stronzo, nun je poi di’ stupidino», e tutti ad applaudire a questa ragione popolare, così manifesta, eccerto che se uno è stronzo è stronzo e non è stupidino.Tutta questa gran voglia di definizioni chiare, perentorie, incontrastabili, è uno richiamo al conflitto, una rinuncia alla ricerca della mediazione, della pace, un generico senso di ribellione contro qualcosa o qualcuno, chissà cosa e chissà chi.Vent’anni fa si sposava un mio parente. Al pranzo si presentò un plotone di zie fresche di parrucchiera. «Come sto?», chiedevano in coro. «Benissimo», dicevano tutti, mariti figli e nipoti. Tranne una cuginetta, quattro anni appena, che rivolta a una delle zie disse: «Sei brutta, sembri a una strega».Il re è nudo lo può dire uno, se lo dicono in due o in tre succede qualche casino. Non è «ipocrisia», come pensano: è tenuta della società, sono le regole di convivenza. Non sono bugie: è questione di opportunità. Se vigesse la sincerità radicale, per legge o per soffio divino, entro poche ore il mondo intero sarebbe in conflitto, la terra sarebbe distrutta.Si è in un confitto infruttifero, inutile. Una volta che hai chiamato uno «frocio» e non «omosessuale» hai peggiorato la qualità della vita dell’omosessuale, ma è difficile comprendere come possa aver migliorato la tua. I conflitti radicali, le posizioni politicamente forti e contrastanti hanno sempre avuto obiettivi ambiziosi, cambiare la società, modificarla a ogni modo strutturalmente. Il conflitto di oggi è vacuo, piccolo, gretto, assomiglia a certo terrorismo, colpire qualcuno per danneggiare tutti, senza prospettive. [Questo scrivevo il 27 luglio 2018]
