INFERNO ROHINGYA, NEI CAMPI PROFUGHI ANCHE ANGELI ITALIANI

INFERNO ROHINGYA, NEI CAMPI PROFUGHI ANCHE ANGELI ITALIANI

PASSERELLA POLITICA AL COX’BAZAR: nei campi profughi arrivano oggi alcuni ministri europei e asiatici. Ma non quello cinese. Nemmeno il Papa, nel corso della sua visita ufficiale della prossima settimana, farà tappa qui. Curiosa coincidenza Oggi arrivano qui a Cox’s Bazar, in visita “ufficiale” ai campi profughi, vari ministri europei e asiatici. Di “passaggio” verso il vertice ASEM che si tiene in Myanmar/Birmania lunedì. Per l’Europa c’è la Mogherini, oltre al collega tedesco e svedese. E a Taro Kono, ministro degli esterii giapponese. Wang Yi, il collega cinese, che sarà presente al vertice ASEM, ha invece deciso di saltare questa tappa. Ai cinesi, è noto, dei diritti umani interessa poco. Soprattutto se intralciano i grandi piani di sviluppo industriale Ed è proprio nello Stato del Rakhine, in Birmania – da dove vengono i Rohingya – che sono previsti enormi progetti di sviluppo, tra i quali un grande gasdotto.Chissà, dopo aver visto questo inferno, e dopo aver incontrato qualche profugo (ammesso che ci riescano, la vista sembra più organizzata come passerella mediatica) cosà diranno alla “signora” la Mogherini e i suoi collegi europei. Il premio Nobel Aung San Suu Kyi, che ora di fatto guida il paese, assieme ai militari che per trent’anni l’hanno perseguitata. Chissà se finalmente uscirà dal suo colpevole silenzio e metterà fine a questo orrore. Perché se non lo fa lei, forse è ora che intervengano le Nazioni Unite. Non è possibile che il Consiglio di Sicurezza si occupi solo dei petardi nucleari di Pyong Yang. Se non la si affronta subito, questa situazione, diventerà un’altra delle vergogne umanitarie del pianeta: come i campi profughi palestinesi. C’è un milione di persone qui, abbandonate a loro stesse. Più della metà sono bambini. Vogliano fare qualcosa? E a fine mese arriva pure il Papa. Ma lui quaggiù non viene – o non lo fanno venire. Come a suo tempo non andò a Idomeni, l’inferno dei Balcani. Motivi di sicurezza, dicono. Ma di che? Difficile immaginare che questi poveri disperati possano rappresentare un problema di sicurezza. Mentre anche una breve apparizione del Papa qui accenderebbe i riflettori dei media internazionali. Curioso – ma qualche ragione deve esserci – che la strategia del Vaticano corrisponda, in questo caso, a quella cinese. Pechino val bene una Messa. Anche più d’una.