UNA MOSTRA DA SOGNO: COSA CI HANNO DETTO I DIVI DI VENEZIA

UNA MOSTRA DA SOGNO: COSA CI HANNO DETTO I DIVI DI VENEZIA

Avevo già pronte 10 ponderatissime domande da porre a Scarlett Joahnsson. Era da giorni che tenevo d’occhio la stampa e il web, per essere informato su tutto ciò che stava accadendo a Venezia. Ma mi sono addormentato al gate. E l’aereo è partito senza di me. Tutto saltato, maledizione! Una straordinaria occasione persa. Quando un’addetta alle pulizie dell’areoporto mi ha svegliato ero ancora nel bel mezzo di un sogno piuttosto vivido. Mi sono concesso un minuto di disperazione per quello che era successo, poi mi sono imposto di trascrivere subito il sogno sul mio taccuino prima che svanisse. Lo riporto qui di seguito in bella copia, in sostituzione del vero articolo che purtroppo non ho potuto scrivere. Eravamo io, Richard Gere e una piccola folla di star, stretti stretti su una piccola gondola. C’era malumore, perché Richard aveva innervosito tutti spiegando che avremmo fatto una deviazione per portare un sacchetto di vongole sgusciate ai bambini di un quartiere povero di Venezia. Le più esagitate erano Monica Bellucci e Tina Kunakey, la nuova moglie di Vincent Cassel. Si stavano prendendo a scarpate in faccia. Poi il cameraman di Raiuno è riuscito a separarle e Monica, ricomponendosi, ha guardato la telecamera e sorridendo ha detto: “Ci sono tante fate dentro ogni attrice. Ogni volta che giri un film una fata si risveglia e prende vita. Il cinema mi serve per svegliare le mie fate e sentirmi viva”. Poi ha ricominciato a prendere a scarpate Tina. Di fianco a me c’era Brad Pitt, un po’ depresso, aveva voglia di parlare. Togliendosi la coppola mi fa: “Siamo cresciuti in un’epoca in cui ci insegnavano a essere forti ad ogni costo, a non mostrare debolezze per non essere disprezzati… la chiave è che non puoi preoccuparti di risultare simpatico o antipatico, amato o odiato. Ti devi solo preoccupare di essere onesto, e devi accettare di essere vulnerabile”. Io ho cercato di confortarlo spiegandogli che anch’io mi sento vulnerabile, a volte. Gli ho anche detto che ci andrò sicuramente a vedere “Ad Astra”, ma Brad mi ha guardato con gli occhioni tristi e si è chiuso in un mutissimo mutismo. All’improvviso Richard ha rallentato avvicinandosi alla sponda perché dal bordo del canale un vecchio con la barba bianca appena distinguibile attraverso le nebbie dell’alba ci faceva cenni incomprensibili agitando qualcosa di lucente che aveva in mano. Era Pedro Almodovar, con in mano il Leone d’Oro alla Carriera. Tina voleva farsi un selfie con Pedro, ma il cameramen di Raiuno per arrivare prima di lei le ha dato una spinta facendola cadere nel canale ed è riuscito a inquadrare in primo piano Pedro, che sorridendo e accarezzando il prestigioso premio ha detto “È un atto di giustizia poetica”. Poi, a telecamera spenta, ha borbottato qualcosa. Non ho capito bene… una cosa tipo Sti brutti stronzi finalmente mi hanno premiato! Ripartiti verso Piazza San Marco, mi sono accorto a scoppio ritardato che quelle davanti a me non erano reti da pesca arrotolate, era Lucrecia Martel, la presidente della Giuria, nascosta dietro a reti da pesca arrotolate. Borbottava fra sé e sé: “Molestatore di una tredicenne. Non si può separare l’uomo dall’artista”. Ripeteva in modo ossessivo quella frase, ma io non capivo. Ecco allora che da prua è spuntato Costa-Gavras, che mi ha spiegato che la Martel ce l’aveva con Roman Polanski. Appena ha sentito pronunciare il nome “Roman Polanski”, la Martel ha fatto un sorrisetto inquietante e ha tirato fuori un enorme valigione da sotto le gambe e l’ha aperto: dentro c’era Polanski tagliato in due. Alla fine c’era riuscita, a separare l’uomo dall’artista. Costa-Gavras, senza commentare, ha guardato il cielo e ha esclamato: “L’Europa è diventata un continente illiberale”. (I virgolettati sono dichiarazioni riportate dalla stampa)