VALERIO VERBANO E GLI ALTRI
Valerio Verbano, militante di Autonomia Operaia, ucciso in casa dei genitori il 22 febbraio 1980, pochi giorni prima di compiere 19 anni, da assassini mai individuati. Virgilio e Stefano Mattei, 8 e 22 anni, uccisi in casa dei genitori dalle fiamme, appiccate da estremisti di sinistra il 16 aprile 1973. La loro “colpa” era esser figli di Mario Mattei, segretario della sezione locale del MSI. Walter Alasia, ucciso il 15 dicembre 1976 in un conflitto a fuoco con i carabinieri, in casa dei genitori. Era un terrorista. Il giorno della morte aveva 20 anni e tre mesi. Se ti vengono ad arrestare, in casa dei tuoi genitori, e sei una persona “normale”, puoi anche arrenderti, consegnarti (sperando che quelli non ti sparino comunque). Ma se apri il fuoco da solo contro una squadra di professionisti armati, le cose sono due: o sei totalmente squilibrato, o sei convinto di stare combattendo una battaglia così importante, da esser disposto a gettare la tua vita prima di aver compiuto 21 anni. “Miki” Mantakas, ucciso il 28 febbraio 1975 davanti a una sezione del MSI, da estremisti di sinistra, durante scontri di piazza contemporanei allo svolgimento del processo a carico dei responsabili del rogo in cui erano stata uccisi i fratelli Mattei, sopra citati. Cosa hanno in comune queste persone?Nulla.Alasia era addirittura un terrorista, un assassino, pronto a sparare, immerso nella attività delle Brigate Rosse, pur essendo un ragazzino.Gli altri, persone del tutto innocenti, uccise in casa, o per strada, sostanzialmente senza alcun motivo. Negli anni 70 e 80 centinaia di persone sono morte per storie legate alla politica. La società era attraversata da questo tumore dell’odio politico, dell’estremismo, del massimalismo, la violenza era totalmente sdoganata, era prassi quotidiana, nelle scuole, nelle fabbriche, nelle sezioni delle organizzazioni politiche. In questo magma terribile, una cosa era però chiara. C’era gente, anche ragazzi giovanissimi, disposta a rischiare la PROPRIA VITA in nome dei propri ideali. Il filo che lega le persone nelle foto è questo. Gente di estrazione sociale popolare che militava, faceva politica, fino a rischiare la vita, per le proprie IDEE, che viveva (alcuni, come Alasia, patologicamente) come IDEALI. Impossibile capire, credo, per chi non ha vissuto quegli anni. Ho pensato a queste persone, in questi giorni di questo agosto appena terminato.E oggi pomeriggio, intorno alle 18, osservando scene da uno stadio.Cosi, pensieri a caso.Cercando di misurare la distanza tra presente e passato.
