I DISEGNI E GLI SCRITTI COLORATI DI ANGELA RICCI LUCCHI
E dalle radici armene di Yervant all’America, anche se nel fotogramma le acque degli uragani e dei maremoti (New Orleans?) occupano nella sovrimpressione le parti basse. In America per due volte di seguito, 1980 e autunno 1981. Un tour, il secondo, in ben16 tappe. Università, cinema d’essai, musei, istituti culturali, hotel, l’ospitalità di amici, il vagabondare nelle strade tra la segnaletica pop del paese di Reagan e di dio… A volte il pubblico è folto ma la proiezione mediocre, a volte succede il contrario. San Francisco, Los Angeles, Toronto, New York, Minneapolis, Vancouver, El Paso, Pasadena, Berkeley, Madison, Pittsburgh, Utica, Binghampton, Chicago…. Stancante. Yervant ne è provato. Sopravvive a 24 voli interni Pan Am. Come i padri pellegrini a un anno di traversata. Nonostante la gloria. Il capitolo secondo deiDiari di Angela, intitolatoNoi due cineasti,uno dei momenti magici della Mostra 76,è composto come il primo di materiali filmati eterogenei, meno ‘compatti’ e rilavorati del solito. Non i reels di repertorio fermati rallentati ricolorati decolorati della Grande orribile Guerra, del genocidio armeno, di Luca Comerio, degli archivi di Mosca, del Colonialismo, o il girato dalle collezioni di bambole e giocattoli o dai festival dell’Unità. Qui siamo nel campo ancora più libero dell’home movie e dell’improvvisazione mnemonica, al montaggio asincronico di momenti di vita e di lavoro, sulla base dei diari, immagini private, registrazioni, risignificazione di un connubio artistico che molto deve ai bellissimi disegni da fumetto espressionista di Angela: “macedonia o insalata russa di ciò che frulla nella mia fantasia secondo i giorni e le notti” scriverà mentre Yervant inizia a elaborare col robot “von Polzum Aequator”, il film che decreterà il successo mondiale dei cineasti. Le sofferenze private, le operazioni, la malattia, la gamba rotta, e le sofferenze politiche, Praga 1968, il riflusso politico, la memoria che sbiadisce. Le gite, in Alto Adige nel 1984. Il lungo studio sul fascismo e i suoi emblemi. E le sue vittime. Etiopi, zingari.Cristiani stessi. A giudicare dai brani per me inediti che sono il cuore horror di questo film. Pasqua 2007. Al Santo Sepolcro di Gerusalemme. Un pellegrinaggio religioso che diventa una gigantesca manifestazione di odio tra cristiani di differente provenienza e prepotenza per aggiudicarsi più centimetri quadrati possibili dentro la chiesa che li dovrebbe rappresentare tutti. Ci vogliono i soldati armati di Israele per calmarli. Quelli di Brooklyn con la Croce pesante che asfaltano chiunque si presenti davanti a loro, con gli occhi violenti del fanatismo fondamentalista. “Molte cose non descrivibili. Gli odori. I puzzi. I sapori. I sudori. L’odio. Durante questo viaggio ho sofferto per l’odio che trasudava ovunque. Mi si è bloccata la parola. Non riuscivo più a districare le parole. Ho detto a Yervant: devo stare in silenzio e riposare. La regigione è usata come un’arma feroce”. Per dividere cattolici di rito diverso. Cristiani ortodossi di rito diverso. Copti e Etiopi. Armeni e Greci e Russi. Serbe povere con il loro Pope. Armeni in fuga dall’Iraq. Siriaci. La torre di Babele vista per la prima volta nella sua essenza. Ecco da dove viene quell’urlo poco calvinista dell’ultimo film di Paul Schrader. Il Makhmalbaf del Nuovo Testamento,First Reformed – La creazione a rischio.
