VENEZIA 76. VENEZIA CELEBRA IL GENIO DI LUCA BIGAZZI

DAL NOSTRO INVIATO A VENEZIAdomenica 1 settembre sono stati proiettati fuori Concorso, in prima mondiale, gli episodi 2 e 7 della serie ”The New Pope” di Paolo Sorrentino con Jude Law, John Malkovich, Silvio Orlando, Cécile de France, Javier Cámara e Ludivine Sagnier.La scelta di proiettare questi due episodi non è ovviamente frutto del caso ma dovuta al fatto che sono cruciali per lo svolgimento della serie.Sorrentino si è portato a casa quasi 10 minuti di applausi e la sfilati di Jude Law in costume è diventata subito virale.“come al solito Paolo Sorrentino ti da degli spartiti meravigliosi da suonare” ha detto Silvio Orlando“ per me è come avere in mano uno stradivari e ne sento la responsabilità”“Il Vaticano e la religione non sono campi di interesse naturale per me” ha aggiuntoJohn Makovichin conferenza stampa “ma ho amato la prima serie perché Paolo come regista, ha questo unico e grandissimo senso di geografia per posizionare i personaggi in un determinato ambiente, è uno scrittore brillante e secondo me questa serie affronta il bisogno che ha la gente di qualcosa di spirituale, di avere qualcosa in cui credere, anche di credere nella possibilità che accadano i miracoli.Sono felice di essere una parte di questa nuova serie”“La Biennale di Venezia e Campari prima della proiezione dei due episodi hanno premiato il direttore della fotografia Luca Bigazzi ( vero deus ex machina di film come La grande bellezza, Così ridevano,Pane e tulipani)Il premio, istituito l’anno scorso alla 75. Mostra, si propone di valorizzare lo straordinario contributo che i collaboratori più stretti del regista offrono al compimento del progetto artistico rappresentato da ciascun film.Solo occasionalmente, direttori della fotografia, montatori, compositori, scenografi e costumisti vedono adeguatamente riconosciuto il loro apporto, spesso determinante ai fini della qualità del risultato finale.L’anno scorso il premio era stato attribuito al montatore statunitense Bob Murawski.Difficile immaginare una figura tanto centrale nel cinema italiano e così poco conosciuta fuori dall’ambito professionale come Bigazzi.Alberto Barbera ha dichiarato: “Il cinema italiano, dalla seconda metà degli anni Ottanta a oggi, è legato in larga misura allo straordinario lavoro di Luca Bigazzi. Con un approccio personale e controcorrente, Bigazzi ha rivoluzionato il modo di intendere il lavoro del direttore della fotografia: poco tempo dedicato a posizionare le luci, utilizzo creativo e geniale delle sorgenti luminose naturali, da sempre incollato alla cinepresa per individuare la migliore inquadratura possibile e i più congeniali movimenti di macchina. Privo di qualsiasi atteggiamento reverenziale nei confronti del 35mm, al contrario è aperto alla sperimentazione più gioiosa delle inedite possibilità offerte dallo sviluppo della tecnologia di ripresa e di manipolazione dell’immagine. L’estrema versatilità, che gli consente di lavorare con registi molto diversi l’uno dall’altro – e apparentemente opposti al suo modo di intendere l’approccio al cinema (come nel caso del sorprendente sodalizio con Sorrentino) -, si coniuga perfettamente con le doti di velocità, precisione, sprezzo delle regole consolidate, predisposizione ad adattarsi a ogni tipo di budget, che lo hanno imposto su tutti come il miglior direttore della fotografia italiano degli ultimi trent’anni”.Luca Bigazzi classe 1958 è un direttore della fotografia italiano. È il professionista che detiene il record di vittorie del David di Donatello per il miglior direttore della fotografia con 7 statuette ed è anche il primo direttore della fotografia italiano ad essere stato candidato al Primetime Emmy Awards nella categoria Miglior fotografia per una miniserie o film per la serie televisiva The Young Pope di Paolo Sorrentino.Inizia a lavorare nel campo pubblicitario nel 1977 come aiuto regista e parallelamente coltiva la sua passione per la fotografia. Approda al cinema nel 1983 e il suo esordio come direttore della fotografia avviene con Silvio Soldini, nel film Paesaggio con figure, presentato al Festival di Locarno. A poco a poco si dedica sempre di più al cinema, abbandonando il campo pubblicitario. Il sodalizio con Soldini continuerà per molti altri film, con lui vince il David di Donatello per il miglior direttore della fotografia nel 1999 per Pane e tulipani. Nel 1994 è chiamato da Gianni Amelio per Lamerica con cui vince un David di Donatello e un Nastro d’argento. Nel 1999 per Così ridevano di Gianni Amelio e L’albero delle pere di Francesca Archibugi vince l’Osella d’oro a Venezia. Collabora fra gli altri anche con Mario Martone, Giuseppe Piccioni, Ciprì e Maresco, Paolo Virzì, Daniele Luchetti, Abbas Kiarostami. Curerà in seguito la fotografia dei film di Paolo Sorrentino a partire da Le conseguenze dell’amore, con cui vince nel 2005 il Nastro d’argento, poi L’amico di famiglia (2006), Il divo (2008), This Must Be the Place (2011), con cui vince il David di Donatello per il miglior direttore della fotografia nel 2012, La grande bellezza, vincitore dell’Oscar come miglior film straniero nel 2014, Youth – La giovinezza, miglior film agli European Film Awards nel 2015, The Young Pope(2016), Loro (2018) e The New Pope (2019).Ha curato la fotografia di La tenerezza di Gianni Amelio (2017), Sicilian Ghost Story di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza (2017), Ella & John – The Leisure Seeker di Paolo Virzì (2017), Io sono Tempesta di Daniele Luchetti (2018).