TOGLIERE LA VITA NON È UNA “STUPIDAGGINE”
Da Repubblica. “Omicidio Elisa. Sebastiani in lacrime davanti ai carabinieri. Ho fatto una stupidaggine”. Ricorre sempre più spesso nelle confessioni di chi ha ucciso la parola “stupidaggine”. Perchè, e da quando, il delitto più terribile puó essere derubricato a semplice stipidaggine? Qui non chiedo di esecrare l’omicidio o il femminicidio: mi pare scontato. Nè serve esecrare e scandalizzarsi inorriditi per l’uso della parola in questione. Qui serve invece faticosamente riflettere, per cercare di capire che cosa è cambiato, e perchè, e da quando, nel nostro linguaggio contemporaneo. I cambiamenti di linguaggio accompagnano sempre profonde mutazioni culturali. Ciò che personalmente più mi impressiona -e che sottopongo alla vostra considerazione- è il grumo di emozioni, ma anche di valutazioni, che sta dentro l’uso di questa parola (altri autori di omicidi definiscono l’atto una cazzata, che è poi la stessa cosa). Io vi riconosco :a) la percezione del delitto come un atto sfuggito quasi involontariamente di mano; b) la preoccupazione narcisistica (e dunque patologica) delle conseguenze del gesto per chi ha ucciso, non per chi è stato ucciso; c) una specie di autoassoluzione, come si trattasse di un atto provocato solo da leggerezza, escludendo la determinazione di compiere l’irreparabile; d) un’esplita richiesta di comprensione e dunque di generosa benevolenza da parte della societá spettatrice dell’evento, come se questa non ne fosse invece vittima assieme alla persona uccisa (faccio osservare che in caso di omicidio o violenza alla persona la legge oggi non procede su querela di parte, come accadeva nel diritto barbarico medievale che valutava l’omicidio come un danno solo alla famiglia della vittima, meritoria perció di equivalente risarcimento privato: il giudice è rappresentante/procuratore della repubblica, cioè dell’intera società lesa globalmente dalla perdita di uno dei suoi membri). Infine mi par interessante far notare che i media, nel riferire l’uso della parola “stupidaggine” senza riprovarla/rifiutarla contribuiscono a sdoganare quel grumo di emozioni e quella mutazione culturale che mi sembra di riconoscere in questa mutazione linguistica.
