SALERNO, LA PRESIDE AI PROF: MAI PIÙ CHAT CON ALUNNI E GENITORI

Renata Florimonte, neodirigente dell’istituto comprensivo statale «Gennaro Barra», uno dei più antichi e gloriosi di Salerno che tra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria raccoglie migliaia di studenti, è una tipa tosta, il classico pugno di ferro in guanti di velluto. E ancor prima di sottoscrivere il «patto educativo di responsabilità» con gli allievi in ingresso e i loro genitori in una cerimonia pubblica prevista, plesso per plesso, nei prossimi giorni, ha voluto mettere le cose in chiaro: signori, si cambia, da oggi in poi non sarà più tollerato che i professori facciano comunella su facebook e altri social con i genitori dei loro alunni se non addirittura con gli stessi studenti. Qualcosa del genere lo aveva detto tempo fa la preside dell’istituto comprensivo di Vazzola e Mareno di Piave, in provincia di Treviso. Ancor prima il dirigente scolastico di un istituto comprensivo di Milano aveva mandato una lettera a tutti i genitori per metterli in guardia sull’uso scorretto di questi gruppi e aveva convocato un’assemblea ad hoc. Ma Florimonte non si è fermata alla moral suasion, no, è pronta ad emanare una vera e propria circolare. Tempi duri, allora, per i prof su whatsapp? «Ho dato una direttiva in via preventiva al collegio dei docenti, di evitare di stare nei gruppi di whatsapp dei genitori dei loro allievi. Le forme di comunicazione sono quelle ufficiali, come il registro elettronico, che noi siamo pronti ad organizzare meglio». Come l’hanno presa i suoi docenti? «Direi bene, la mia decisione in consiglio è stata accolta da un applauso». Un provvedimento che vale per tutti? «Tranne che per gli alunni diversamente abili». Lei parla di direttiva in via preventiva… «Sì, ho cominciato a dare una serie di indicazioni che poi formalizzeremo». «Sì, una circolare ad hoc che non ho ancora emanato, ma lo farò nei prossimi giorni». I suoi colleghi di altri istituti, però, pur avendo parole di grande apprezzamento su di lei restano basiti sul fatto che lei metta nero su bianco una disposizione simile. Dicono che siano sufficienti le linee guida. «Io dico solo una cosa, noi docenti quando ci muoviamo rappresentiamo lo Stato in ogni momento e in ogni luogo. Abbiamo pertanto l’obbligo di mantenere un certo decoro anche nel linguaggio». Mettiamo che un suo professore non rispetti la circolare e continui a chattare con genitori e alunni. Cosa succede? «Guardi non ho pensato ancora alle sanzioni, però credo che siano comunque regolamentate dal codice deontologico dei dipendenti pubblici». Eppure c’è chi ritiene, anche nel mondo della scuola, i gruppi whatsapp utili per formare una comunità. «Non sono d’accordo, la comunità da costruire insieme per un autentico percorso di cittadinanza attiva dev’essere scolastica e non familiare e le modalità di comunicazione devono essere coerenti». Altre modalità di comunicazione non coerente sotto la sua lente d’ingrandimento? «Vieterò ai docenti anche di dare l’amicizia su facebook ai loro alunni, gli spazi dei minori non devono essere invasi dagli adulti, sono linguaggi diversi e una simile commistione è assolutamente da evitare».