RENZI DICE ADDIO AL PD. E VA PER I SUOI SENTIERI

RENZI DICE ADDIO AL PD. E VA PER I SUOI SENTIERI

Diciamolo chiaramente. Matteo Renzi ha sbagliato i tempi. Per la nascita del  suo nuovo partito, con un post che ha annunciato sulla sua pagina facebook all’una di questa notte, avrebbe dovuto lavorararci quattro anni fa, quando gran parte del Pd era con lui e lui non si era ancora infilato nel tunnel del referendum costituzionale, che è diventata la sua Caporetto. All’epoca, infatti,  l’ex sindaco di Firenze  avrebbe conquistato  un trenta, trentacinque  per cento di consensi spostando i dem a destra, è vero. Però avrebbe aperto per se stesso e per il Paese, scenari incredibili. Ma ora? Ora che senso ha, questa mossa,  se non  la rincorsa verso la riconquista del potere? Per carità, politicamente gli si può anche  dare ragione: davanti a se Renzi ha praterie. Dalle parti della destra liberale è il deserto. Chi non ama i violenti estremismi di Salvini e della Meloni ora avrà insomma un punto di riferimento a cui dare il voto. Fagocitare Forza Italia, questo l’obiettivo non tanto nascosto dell’ex segretario dem. Obiettivo venti per cento, relaisticamente il dieci. Però non sempre le cose vanno per il verso giusto. Chiedere a Mario Monti:  il suo tentativo di solcare quei mari gli ha portato un misero dieci per cento alle politiche di sei anni fa.  Poi, fu il tramonto. L’ex sindaco di Firenze lascia, insomma,  portandosi dietro un coro di malumori e  una base renziana frastornata e che lo seguirà a fatica. Anche se, per il momento , nella telefonata fatta al premier Conte ieri sera,  ha garantito l’appoggio al governo.  E vorremmo ben vedere che così non fosse. La differenza è che ora le gambe dell’esecutivo saranno quattro e il grado di litigiosità sarà ancora più alto. O forse no. E comunque, Renzi va via dal partito semplicemente perchè è diventato minoranza, va via per ambizioni personali irrefrenabili, come quelle dell’altro Matteo. A questo punto consiglieremmo all’ex presidente del consiglio, di mettersi sul comodino la foto di Salvini, per ricordarsi di non fare gli stessi errori del leghista, che potrà pure tornare al potere, tra sei mesi o tra tre anni, ma che in pochi mesi ha spazzato via tutta la propria  credibilità agli occhi degli italiani e  riprendendosi il  governo arrancherebbe per pochi anni,  fino al crollo finale. Per il pd invece, le possibilità sono due. Frantumarsi, dopo essersi indebolito. Oppure rinascere, riavvicinando al partito tutte le anime smarrite che hanno scelto 5 stelle o deciso di non votare. Per il momento prevale la prima ipotesi, ma non è detto che, invece,  con le mani libere da quello che rimane un politico molto scaltro e capace, i dem non si riposizionino a dovere. L’unità del partito ,  chiesta giustamente  da Zingaretti in una fase così delicata della nostra vita politica e sociale, è andata in malora. Resta almeno  la chiarezza. Ed espulso un corpo estraneo che aveva scalato il Pd con abili mosse, è auspicabile che per i dem  si apra una fase nuova , un ritorno ad una politica in difesa dei più deboli, riformista e davvero di sinistra. Renzi ha scelto la strada meno battuta ma ha messo in condizione gli ormai ex colleghi di partito, a fare altrettanto. Non potendo evitare la rottura, in fondo, meglio cosi. Ecco il post di Matteo Renzi Una frase di Robert Frost citata nell’Attimo Fuggente mi ha sempre fatto compagnia nei miei anni da Boy Scout: “Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta. Ed è per questo che sono diverso”.Scegliamo la strada più difficile, senza paracadute. Ma è anche la strada più bella.La colonna sonora di questa notte è “Sul lungomare del mondo”, di Lorenzo Jovanotti. Buonanotte.