IO, TREDICENNE E GIA’ ANTIFASCISTA
Lo ricordo benissimo.Ero tredicenne, stavo scarabattolando dentro ad una vecchia cassapanca, e cosa salta fuori?Una camicia nera, un paio di pantaloni alla zuava e una tessera. Quella dei Fasci Italiani di Combattimento, anno 1921. – Ma perchè, papà?, chiesi sorpreso.E il papà mi raccontò. “Vedi Michele, il bisnonno – il nonno di tua mamma – era un possidente terriero, e come tutti i possidenti terrieri aveva alle sue dipendenze dei braccianti miserabili, che talvolta alzavano la testa e facevano sciopero per un tozzo di pane in più, o un’ora di lavoro massacrante in meno. Ma da un certo giorno in poi, quando capitava che i braccianti incrociavano le braccia, cominciarono a presentarsi regolarmente i fascisti. Per menare, sprangare, anche per tirare qualche rivoltellata. Quei pezzenti quindi cominciarono ad avere paura, a protestare di meno e a tenerla bassa, a chinarla, la testa. Così il bisnonno, come tutti i possidenti, si sfregava le mani, si riempiva le tasche di quel denaro che diversamente avrebbe dovuto distribuire e ringraziava i fascisti. Per non sbagliarsi e per ringraziarli ancora di più aveva preso pure la tessera e aveva cominciato a finanziarli. Con una parte di quel denaro che altrimenti sarebbe finito ai braccianti.Ecco perchè lui era fascista”. Ed ecco perché io a tredici anni mi sentivo già antifascista.
