VESPA E IL CONCETTO MALATO DEL “TROPPO AMORE”
“Lei è fortunata, perché è sopravvissuta. Tante donne vengono uccise”. Così ha risposto Bruno Vespa durante un’intervista a Lucia Panigalli, sopravvissuta a untentativo di omicidio da parte dell’ex compagno nel 2010 e ora sotto scorta. Una donna che oltre a espiare la morte vivendo, deve sopportare il sogghigno beffardo di un giornalista a cui il Papa non telefonerebbe più in diretta.“Se avesse voluto ucciderla l’avrebbe uccisa”, continua il giornalista sottolineando ancora una volta la fortuna di questa donna ad essere stata massacrata da pugnalate e calci. Un uomo che non contento di saperla viva, dal carcere dove era stato recluso assoldava un suo “compagno di cella” per finire il suo lavoro. Una donna così fortunata che è costretta a vivere a pochi chilometri dal suo compagno ormai scarcerato con la paura di vedere il sole per l’ultima volta ogni giorno. E solo perché Lucia lo aveva lasciato. Ma questo non è stato perdonato, perché ha leso quel machismo così profondamente ancorato in uomini che mentre uccidono si coprono il volto.“Era così follemente innamorato di lei da non volerla dividere se non con la morte”. “ È solo ‘troppo amore’.Questi i commenti di un giornalista del nostro servizio pubblico che accosta la parola “amore” a una mano armata pronta ad infierire sul corpo di una donna. Ma esiste un senso politico, etico e sociale a queste parole? Oppure è il solito pensiero subliminale che riduce le donne a pensare: ”Me lo merito. È colpa mia. L’ho fatto arrabbiare”.L’ha massacrata come un giocattolo da straziare, un giocattolo dove vomitare tutta la sua malvagità, la sua malattia, il suo inferno personale. Lucia pensava di aver trovato quel principe azzurro che tutte noi sogniamo, quel ragazzo su cui appoggiare la testa per trovare carezze, quello sguardo che ti capisce guardando i tuoi occhi. Questo era il suo sogno. Ma il sogno si è infranto davanti ad un viso mascherato e con le mani armate da un coltello che voleva uccidere. Il dolore non lo merita nessuno Lucia, la tua innocenza non deve essere intoccata dall’ignoranza dell’incompetenza. Non ti meritavi nulla di tutto ciò, e devi continuare ad essere regina della tua vita, del tuo presente e del tuo futuro. Solo tu hai raccolto il tuo sangue e in lui hai rivisto la tua fanciullezza, il cielo della tua infanzia, le mani di tua madre, i sorrisi rivolti al vento. Porti ancora il tuo dolore mascherato da sorrisi straziati e coperti da una mano che ti cingeva il collo. Continua la tua battaglia perché con i se non si costruisce nulla. I se sono colpi di scure su un dolore che puoi superare solo continuando a denunciare, a informare essere testimone della follia umana. No questo non è amore, tu non sei fortunata perché sei sopravvissuta, perché sei ancora viva. Quell’uomo non ti amava, voleva ammazzarti quell’animale. E lui a pochi chilometri da casa tua proseguirà il suo cammino, mentre la tua vita è stata calpestata dai suoi calci e dalle sue mani sporche di sangue innocente. E anche da chi non conosce cosa vuol dire amore.
