AUGUSTIN BREDA, SINDACALISTA DELLA FIOM CGIL LICENZIATO
AUGUSTIN BREDA, Sindacalista della FIOM GCIL licenziato:Un medioevo nelle relazioni di lavoro dall’Electrolux e dalle multinazionali “Nel cuore dell’Italia industriale stiamo tornando ad un moderno medioevo del lavoro, in cui parlare e lottare per le condizioni di lavoro nella catena di montaggio fordista, significa che ti puoi trovare per strada, anche nelle più grandi multinazionali del mondo”, ha detto ad “Avgi” Augustin Breda, il sindacalista del più grande sindacato dei metalmeccanici, la FIOM CGIL, che rivendica oggi la sua riassunzione all’Electrolux, il secondo colosso di produzione di elettrodomestici in tutto il mondo, che occupa circa 55.000 lavoratori e controlla decine di società, tra cui AEG, Zanussi, Zoppas, Kelvinator, Philco e White – Westinghouse. -Che senso aveva il suo licenziamento da parte di un gigante come Electrolux?La scusa formale era che stavo abusando del diritto di prendermi cura di una zia di 96 anni che non ha altri parenti. Electrolux afferma che cinque giorni prima di partire per la licenza per il mio matrimonio ho offerto poche ore di aiuto alla mia zia. Hanno chiesto a un detective privato di seguirmi per poi affermare che non ho fatto le otto ore di assistenza continua alla mia zia, senza contare -come assistenza- le ore che si impiegano a fare la spesa, comprare le medicine e tutto quello di cui ha bisogno una persona anziana. La legge dice che ho il diritto di aiutare i miei parenti tre giorni al mese, mentre me ne occupo tutti i giorni.Il vero motivo del mio licenziamento è che ho denunciato l’anno scorso le violazioni dei ritmi di produzione da parte dell’azienda e abbiamo registrato le malattie dei lavoratori dentro la fabbrica, per di più con l’aiuto dell’ASL e dell’Università di Padova. Le due istituzioni hanno controllato i ritmi del lavoro e sono giunte alle stesse conclusioni, che avevamo anche noi, cosa che, invece, non piaceva all’azienda perché attraverso l’accelerazione dei ritmi di produzione si accelera la produzione e i suoi profitti.La certificazione ufficiale dell’intensificazione dei ritmi di lavoro, da parte dell’ASL e dell’Università di Padova, non piaceva alla compagnia. L’8 marzo abbiamo fatto uno sciopero per partecipare allo sciopero mondiale delle donne e non solo per dimostrare la nostra solidarietà, perché nella nostra fabbrica le donne prendono salari più bassi rispetto agli uomini e fanno i lavori peggiori, come dimostra il fatto che rappresentano il 90% delle persone che hanno malattie professionali gravi. Abbiamo proclamato lo sciopero come Fiom e la partecipazione è stata enorme e lo stabilimento si è fermato perché uomini e donne hanno capito che stavamo parlando dei loro diritti alla salute e al lavoro. La compagnia se l’ha presa male ed ha proceduto al mio licenziamento prima delle elezioni per i rappresentanti del RSU, nelle quali la Fiom avrebbe vinto con un grande consenso tra i lavoratori. -Sono cominciate, quindi, le sue avventure legali. Nella prima udienza, il tribunale non ha ascoltato la mia opinione. Il problema è che oggi si è perso ogni interesse per ciò che accade nelle fabbriche e per i problemi concreti che affrontano i lavoratori, gli orari di lavoro, le pressioni esercitate sui lavoratori, le pressioni psicologiche e l’indifferenza per l’età dei dipendenti. In Electrolux, indipendentemente dalla tua età, devi raggiungere i ritmi di lavoro che decide l’azienda, che si evolve principalmente nella classica catena di produzione del modello fordista. È vero che la grande fabbrica paga ogni mese, rispetto ad altre aziende che pagano in ritardo o non pagano, ma le condizioni di lavoro hanno raggiunto ritmi di sfruttamento inaccettabili e i sindacati chiudono uno, se non entrambi gli occhi, e si rifiutano di intervenire. -Come hanno reagito i lavoratori al suo licenziamento?Sono stato licenziato i primi di Giugno e fino alla fine di Luglio hanno scioperato, con la partecipazione fino al 100% e hanno fatto dimostrazioni fuori della fabbrica e nella città che si trova, perché i lavoratori hanno capito che il licenziamento di un rappresentante sindacale era diretto contro di loro. Il giorno del primo “processo”, sono arrivati in pullman fuori dalla sede della Confindustria a Treviso. -Treviso ha rappresentato una specie di modello industriale e imprenditoriale nell’Italia del Nord…Sta dominando la mentalità che i proprietari delle fabbriche sanno qual è il nostro bene e che dovremmo lasciare fare a loro, perché agiscono nel nostro interesse. Nella Regione veneta, questa è la mentalità dominante tra lavoratori. Gli industriali questo lo sanno e lo sfruttano contro i sindacati. In particolare, a Treviso, i sindacati hanno un atteggiamento particolarmente moderato, sostenendo i lavoratori nelle questioni che riguardano l’assistenza sociale e l’organizzazione “burocratica” dei loro diritti, evitando di interferire sulle condizioni di lavoro e di confrontarsi con gli imprenditori. Così siamo arrivati al punto di innalzare l’età pensionabile ai 67 anni. Chi può stare in catena di montaggio fino ai suoi 67 anni? Come siamo arrivati a questo? È per caso che, a volte, gli stessi lavoratori sentono che i sindacati sono peggiori e persino più inutili dei partiti? Le multinazionali si rallegrano e i governi ci stanno imponendo una controriforma dopo l’altra, senza trovare resistenze.
