LE PRIGIONI DELLE NOSTRE ANIME

Corro a prendere il tram, con il gelo e una simil pelliccia addosso sono impacciata e priva dei minimi confort tattili che avrei in condizioni normali. Mi accorgo sulla porta del tram di aver smarrito il telefono nella corsa, sfuggito sicuramente dalle tasche in cui lo tenevo, guardo per terra e non lo vedo, inizio a gridare: non trovo il telefono. Un ragazzo evidentemente “straniero” o “risorsa boldriniana” nella lingua di Salvini, me lo porge con un semplice “è tuo?”… E niente, w l’onestà, che, in culo ai 5 stelle, hanno più le risorse boldriniane che italiani stronzi che rifiutano di riconoscere la cittadinanza a chi cittadino lo è a tutti gli effetti, anche riportando il cellulare a una stupida italiana come me. Niente, abbiamo le gabbie in testa, le prigioni dell’anima ci impediscono di vedere dove è la cittadinanza, l’onestà, la vita vera. Torno a casa pensando che quel ragazzo oggi mi ha evitato una serie di problemi che i miei concittadini probabilmente mi creeranno comunque. E sono felice, perché anche solo per loro, anche solo per 10 di loro, sono convinta ne sia valsa la pena. Non c’è centrosinistra senza questo. Non c’è futuro senza la legge che riconosce che chi nasce e cresce in Italia è almeno italiano quanto tutti gli stronzi che abbiamo partorito.