LA VERITÀ, VI PREGO, SU GRETA THUNBERG
“Chissà chi c’è dietro di lei?” È un tormentone, ma non di quelli estivi: è pieno autunno quando rimbomba da ogni angolo del pianeta. E non di quelli allegri: c’è un che di infingardo nel tono di chi lo pronuncia. Un dire per insinuare, un domandare quando si ha già una propria risposta; una ricerca di verità per dimostrare di averne già una. Greta Thunberg lo scorso Lunedì 23 Settembre ha tenuto un discorso all’assemblea delle Nazioni Unite carico di rabbia, ma anche necessario, capace di scuotere le più riottose coscienze. Parole scomode, taglienti, e in grado di compiere il giro del mondo in poche ore. Per la potenza delle nuove tecnologie, certamente, ma anche perché è proprio lei a pronunciarle; questa minuta e apparentemente innocua adolescente divenuta nel giro di pochi mesi la portavoce di una battaglia che sta coinvolgendo i giovani – e non solo – provenienti da ogni parte del pianeta. Applaude, la platea al suo cospetto, intenerita dalla forza di questa esile teenager, ma la piccola Greta non si scompone: non un sorriso, non un cenno di complicità; lo sguardo rimane austero, l’atteggiamento distaccato. Determinata, la giovane attivista mantiene il punto. “Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia, con le vostre parole vuote… L’idea popolare di dimezzare le nostre emissioni ci dà solo il 50% di possibilità di restare al di sotto degli 1,5 C° di aumento della temperatura…Forse è accettabile per voi (…) ma non è accettabile per noi, che dovremo convivere con le conseguenze”. Sono in tanti a chiedersi “chi ci sia dietro Greta”, come mai questa ragazzina apparentemente insignificante sia riuscita a trascinare intere masse da ogni angolo del pianeta. E per certi versi la domanda potrebbe anche sembrare lecita; intere organizzazioni portano avanti battaglie analoghe alla sua da anni, cos’avrà fatto in più per ottenere tutta questa attenzione? Ma poi, a pensarci, è davvero importante saperlo? Ammettendo per assurdo che riuscissimo a “smascherare Greta”, basterebbe distruggere, o quantomeno confutare il personaggio per confutare anche i suoi campanelli d’allarme? Togliere credito alla persona per togliere senso al messaggio che trasmette è una costante nella storia dell’umanità: scienziati, politici, attivisti, esponenti nell’ambito della cultura. A ogni scoperta, ammonimento, o frase pronunciata, i detrattori dell’ultima ora erano sempre lì, pronti a gettare fango sul personaggio: incapaci di attaccarlo sulle argomentazioni, l’unica cosa che rimaneva da fare era screditarne la personalità, con il fine unico di togliere credibilità alle sue parole. E anche per Greta, dunque, la stessa sorte. Ma, invero, poca importanza ha se si tratti o meno di una forzatura, poco conta se sia la necessità di mantenere quella maschera che ormai ha deciso di indossare – o qualcuno lo ha deciso per lei – o se effettivamente ci sia la stessa persona al di là del personaggio. Perché, come si suol dire “alea iacta est”, e arrivati a questo punto indietro non si torna: Greta o meno, le nostre orecchie sono sensibilizzate. E noi, ormai, non possiamo più far finta di niente.
