FACILE PARLARE DI AMBIENTALISMO AI POVERI DEL MONDO

FACILE PARLARE DI AMBIENTALISMO AI POVERI DEL MONDO

Le sensazionali manifestazioni ambientaliste di oggi mi impongono di mettere a fuoco ciò che penso e, nonostante io abbia la curiosità, il tempo e la pazienza per informarmi, devo ammettere di essere piuttosto confuso. La difficoltà non nasce dalla mancanza di informazioni che al contrario sono persino troppo abbondanti e ci dimostrano al di là di ogni ragionevole dubbio che a causa delle calamità naturali che il riscaldamento globale sta già scatenando le aree vivibili ed utilizzabili del pianeta si restringeranno sempre più causando concentrazioni umane che porteranno ad altri disastri sociali, alimentari, sanitari ed altro. La difficoltà nasce invece dall’aver trascorso la mia vita in tre diversi continenti e ad avere quindi l’esperienza diretta di come almeno 4 dei 6 miliardi di abitanti del pianeta vivano già in quelle condizioni e che per loro un ulteriore peggioramento non solo è difficile da percepire ma non li impressiona minimamente. Avete mai visto una megalopoli come Pechino, Nuova Delhi o Rio de Janeiro? Oppure le zone aride dell’Africa e del Medio Oriente grandi più dell’Europa? O magari città anche più piccole circondate da eserciti di poveracci che vivono delle loro briciole? Ecco, se le avete viste potete capire da soli che parlare di bottiglie biodegradabili ad un indiano, o di auto elettriche ad un brasiliano o dei gas sprigionati dai peti delle mucche ad un africano vi procurerebbe una risata in faccia, o forse uno schiaffone. Non parlo della piccola parte di elite che esiste ovunque, ma della quasi totalità delle popolazioni che quelle elite sfruttano. Eppure questi due terzi della popolazione mondiale vivono lo stesso, abitando tra i rifiuti, guidando Peugeot degli anni sessanta e mangiando capre e asini se non di peggio. Niente villette, niente Tesla elettriche, niente tagliate di Chianina e del nostro benessere sterilizzato di occidentali sacrosantamente se ne strafottono. Per questo penso che una inversione di tendenza significativa sia impossibile, nel corso dei secoli l’occidente ha accumulato troppi debiti con il resto del mondo e sono questi debiti che oggi siamo costretti a pagare.