PER UN’ECOLOGIA CHE CONCILI EMOZIONI E CONOSCENZA
Cerchiamo di mantenere i nervi a posto a proposito di clima. 1. Non siamo nell’ambito delle scienze esatte. Gli scienziati che hanno avanzato previsioni quasi mai sono stati d’accordo e non sempre ci hanno azzeccato (basti dire che 50 anni fa alcuni sostenevano che saremmo andati verso una grande glaciazione).2.E’abbastanza condiviso, anche se non da tutti, l’assunto che il comportamento dell’ uomo, il così detto fattore antropico, incida anche se in maniera relativa e in misura più o meno consistente (alcuni sostengono il 20%) sui mutamenti climatici.3. Non esiste la dimostrazione inoppugnabile di una stretta relazione di causa effetto, in analogia peraltro a quanto avvenne per alcuni anni sul rapporto tra fumo e cancro, che rimase per qualche tempo un’ipotesi, prima di essere dimostrata in modo inoppugnabile.4. Esiste però una forte correlazione, soprattutto negli ultimi anni, tra la ingombrante presenza di CO2 e le forti e inconsuete alterazioni del clima che dovrebbe indurre, quanto meno, a riconoscere la necessità di strategie cautelative. Questo non per dare ragione ai negazionisti. Trump compreso. Al contrario. Solo per dire come molti di loro utilizzino alcune premesse vere o verosimili per ricavarne strumentalmente conseguenze tendenziose e ben poco condivisibili. Infatti, stabilito come sia altamente probabile che esista una relazione tra emissione di CO 2 e mutamento climatico, sia pure non siano facili da azzeccare tempi e livello delle probabilità, è proprio questa una buona ragione per non stare tranquilli. Come dire che è vero che non a tutti i fumatori viene il cancro e che il cancro viene anche ai non fumatori, però nel dubbio è decisamente meglio astenersi dal fumo. Per te e per gli altri. Se infatti il primo rapporto in materia di limiti fisici allo sviluppo, del 1972 (Rapporto Meadows), inizialmente era apparso un poco pessimista, negli ultimi anni si deve registrare un’accelerazione dei fenomeni di allarme che va oltre le più nere previsioni. Soprattutto in materia di alterazioni climatiche, su cui l’allarme scattò in forma marcata solo diversi anni più tardi. Abbiamo ora l’imbarazzo della scelta: a) non fare nulla tanto se finisce male almeno ce la siamo goduta e se finisce bene idem; b) darci una mossa perché così se finisce bene abbiamo fatto qualcosa di buono e se finisce male ci abbiamo almeno provato.
