GIOCHI VECCHI: WHAT REMAINS OF EDITH FINCH
Purtroppo non gioco più molto frequentemente, nonostante accumuli in modo compulsivo videogame rilasciati di tanto in tanto gratuitamente dalle varie piattaforme online di gaming, sia per una questione di tempo che per una questione di hardware che tendo a usare molto a lungo, quindi giochi di ultima generazione sono generalmente impossibili da giocare per me.Sabato ho giocato a un titolo che avevo in coda da un bel po’, uscito nel 2017 e che ha ricevuto svariati premi: What remains of Edith Finch.Non è un gioco “normale”, è più un metaracconto interattivo.Nel gioco impersoniamo qualcuno che sta viaggiando su un traghetto e che tiene in mano un diario sulla cui copertina c’è scritto “Edith Finch” e non appena lo apriamo si entra nella storia, la storia di Edith che torna nella bizzarra e inquietante casa di famiglia, dalla quale era stata portata via da bambina, e della quale sua madre non ha voluto raccontarle nulla, così come nulla ha voluto raccontarle del destino di tutti i Finch, ognuno dei quali è morto o è scomparso.La casa venne chiusa, le stanze sigillate.Edith torna in questa casa, piena di passaggi segreti, e stanza dopo stanza, scala dopo scala, deve riscoprire il destino di tutti i Finch, cosa è successo loro.Il gioco è un continuo trovare indizi e testimonianze che, uno dopo l’altro, ci fanno entrare nel ricordo degli ultimi istanti di vita di ogni membro della famiglia: dai nonni, agli zii, ai cugini e ai fratelli, anche quelli morti molto piccoli.Non è un gioco il cui scopo è quello di salvare qualcuno o cambiare il passato, ma si tratta più di avere a che fare con le perdite e riuscire a metabolizzarle, ad accettarle.Si entra e si esce continuamente dai racconti, penetrando pareti e piani narrativi, attraverso scelte stilistiche tanto originali che per ricordare un’immersione tale devo risalire al primo Metal Gear Solid.Il finale è un bel circolo che si chiude e che ci fa vedere cosa rimane di Edith Finch.Il tempo di gioco non è lunghissimo, in un paio di ore scarse lo si gioca tutto, non c’è bisogno di essere particolarmente abili o smanettoni, ma la cosa davvero preziosa di questo titolo è che mostra in maniera così netta quanto il videogame, come media, possa essere un prodotto di intrattenimento con una levatura pari alla migliore letteratura e al miglior cinema, ma mantenendo una sua dimensione e avendo, se gli autori decidono di osare il giusto, strumenti tutti suoi per coinvolgere sia fisicamente che psicologicamente il “giocattore” (un po’ gamer, un po’ spettatore, un po’ attore, in titoli come questo).
