ITALIANI BRAVA GENTE. DI EMIGRANTI.

ITALIANI BRAVA GENTE. DI EMIGRANTI.

Gli italiani. Figli di una terra ingrata che spesso sono dovuti emigrare all’ estero in cerca di un lavoro sufficiente a sfamare la propria famiglia. Io amo gli italiani all’ estero: con un bisnonno costretto ad emigrare in Somalia per poter lavorare durante il fascismo, dove se non avevi la tessera del Partito non potevi lavorare in Italia, uno zio emigrato in Lussemburgo dove una cospicua colonia di romagnoli, perugini ed abruzzesi hanno ricostruito il paese distrutto dalla guerra edificando gli splendidi palazzi degli uffici della Comunità Europea e una suocera che per decenni ha fatto parte della comunità bolognese in Argentina, prima tra le famiglie che “colonizzarono” ed edificarono la Patagonia, poi nella più civile e meno insalubre Mar della Plata. Gente che ha partecipato alla ricostruzione del Belgio e della Germania distrutte dalla seconda guerra mondiale, gente che per anni ha fatto crescere l’ economia in Svizzera facendo i lavori duri che gli svizzeri non volevano fare, gente che ha colonizzato le Americhe. E tanti altri paesi. E gente che tornerà a farlo, visto che sono in molti che, a fronte dello stato di grave disoccupazione, emigreranno di nuovo all’ estero, contando sui parenti non rientrati nella Madre Patria per poter trovare un lavoro ed un sostentamento considerando che molti paesi (Australia e molti stati sud americani soprattutto) che stanno avendo sviluppo economico ed industriale si trovano privi di tecnici e professionalità elevate necessarie, cosa che invece abbonda in Italia tra le file dei disoccupati, con una disoccupazione giovanile “reale” che agli ultimi dati Istat raggiunge quasi il 36%. Ma questo è un altro discorso. Leggo il giornale: a Kabul ennesimo bollettino di guerra, dove in un raid aereo delle forze militari Nato son morti dieci bambini di età da uno a dodici anni e una donna; altre cinque donne ferite, vittime civili innocenti. In cambio, sono stati uccisi sette miliziani talebani impegnati in scontri contro le forze di occupazione Nato: eccellente, un intervento militare da manuale in cui le vittime civili innocenti sono il 228,57 % delle vittime “militari”, una percentuale di “effetti collaterali” che fa urlare alla strage e al massacro premeditato. E con questo? Tra i partecipanti alle missioni militare in Afghanistan, denominate in codice Nato ” ISAF” vi è anche la presenza qualificata di un cospicuo contingente italiano il cui mantenimento solo per l’ anno 2012 ha richiesto un budget di 747,6 milioni di euro. O le missioni di guerra in Libia contro l’ ex amico Muhammar Gheddafi che solo l’ anno prima l’ inizio delle ostilità si era recato in visita a Roma dall’ allora premier Silvio Berlusconi col suo harem al seguito dando siparietti a dir poco imbarazzanti e indegni in un paese come l’ Italia. Salvo, l’ anno successivo, vedere i nostri militari impegnati in missioni belliche finalizzate alla sua destituzione con un costo complessivo di 202 milioni di euro a carico dei contribuenti. Militari italiani che restano presenti anche in numeri rilevanti anche in Kosovo e Libano oltre ad altre numerose “presenze tecniche” (così vengono chiamate) in altre aree critiche del globo, con un esborso complessivo nell’ anno 2012 pari a 1,4 miliardi di euro. E fortunatamente risulta conclusa l’ operazione “Nuova Babilonia” in Iraq, dove molti analisti militari stranieri hanno qualificato la nostra partecipazione come “opera di facchinaggio e portaborse” alle milizie americane e inglesi, presenti nel paese principalmente nelle aree petrolifere  del sud lasciando i nostri dislocati nelle aree economicamente meno appetibili e con un maggior rischio di attentati terroristici, come la strage di Nassirya ha dimostrato. Anche se l’ articolo 11 della nostra Costituzione prevede che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” siamo stati coinvolti in una guerra che, giustificata dalla presenza di sedicenti armi di distruzione di massa rivelatesi poi inesistenti, ha distrutto la sovranità di un libero stato straniero solo per poter garantire alle grandi multinazionali petrolifere statunitensi i diritti di sfruttamento a basso costo del petrolio iracheno. Con costi economici e di vite umane (militari e civili iracheni innocenti morti durante la missione) a dir poco esorbitanti. Purtroppo con la caduta dell ‘ ex blocco sovietico il baricentro degli interessi internazionali e conseguentemente del rischio di conflitti militari si è spostato dal Mediterraneo al Medio Oriente (per gli interessi legati ai giacimenti petroliferi), all’ Asia (dove si trovano le economie con i tassi di crescita e sviluppo maggiori di tutto il mondo) e in Africa, continente ricco di giacimenti minerari tutti da poter sfruttare, tagliandoci fuori da qualsiasi reale coinvolgimento internazionale. Con la grave crisi recessiva in cui versiamo abbiamo perso parecchie posizioni tra le grandi potenze economiche mondiali, motivo per cui ogni velleità ed esibizionismo è un costo inutile e fuori luogo. E 6500 militari all’ estero potrebbero essere impiegati meglio nella tutela dell’ ordine pubblico in Italia, aspetto in cui negli ultimi tempi si è notato uno deterioramento generale, per le poche risorse ormai destinate e per le unità delle forze di polizia ormai sottodimensionate rispetto alle reali necessità. Oltre agli impieghi molto dubbi di personale militare, come il caso dei marò in India, membri di un sedicente nucleo antipirateria: e mi chiedo, come mai che paesi come la Gran Bretagna e gli USA dotati di eserciti numericamente e tecnologicamente superiori al nostro non prestano proprio personale ai trasporti merci internazionali per i compiti di scorta? Gli americani hanno molte più petroliere che solcano gli oceani del mondo, molto più grandi delle nostre ma su di esse non prestano servizio marines o militari dell’ esercito: per la tutela contro la pirateria (siamo in paesi stranieri, per cui fuori dalla giurisdizione militare del paese che fornisce i militari) loro si rivolgono alle famose compagnie militari private, i famosi “contractors” che già prestano numerose attività di scorta e protezione di attività economiche private in Iraq, Africa, Sud America e in molti paesi asiatici, col grosso vantaggio di non far coinvolgere militari in operazioni non autorizzate all’ estero e di impiegare professionisti riconosciuti internazionalmente e specificatamente addestrati per tali tipi di attività. Oltre ad un aspetto squisitamente economico: chi paga lo stipendio ai due marò? I fratelli D’ Amato, armatori della petroliera o lo stato italiano che non si capisce come mai debba essere coinvolto e sostenere oneri finanziari per attività economiche di privati all’ estero? Stiamo costringendo i nostri giovani ad emigrare all’ estero nella speranza di poter trovare un sostentamento per le proprie famiglie ed un futuro che l’ Italia non può loro garantire: perchè dover dissanguare il bilancio dello stato italiano per mandare altri giovani all’ estero per partecipare a missioni di guerra che contrastano gravemente i principi costituzionali sprecando risorse preziose che potrebbero essere utilizzate a favore degli indigenti e dei disoccupati, problema più reale, più vicino e di cui i nostri politici dovrebbero avere una migliore percezione senza andare a guardare ed ingerire politicamente in paesi lontani? Domani è lunedì e dovrò fare il pieno di carburante alla macchina: per fare il pienoad una autovettura medio piccola (diciamo un 1400 cc di cilindrata) spenderò quanto la spesa settimanale per mantenere la mia famiglia e su ogni litro di carburante pagherò 17 centesimi di accise per finanziare le missioni militari italiane all’ estero, alcune delle quali per altro già concluse da decenni. O forse, lo ignoro, andare a sparare fucilate all’ estero serve a dimostrarci paese forte e robusto e quindi a mantenere basso lo spread sui titoli del debito pubblico (parametro tanto caro al premier Mario Monti), anche se, fatte le debite ricerche, nessun economista lo pensa davvero.